Storie di paese: Caldarola, il castello Pallotta, Roberto Scocco, il fulmine e i Sindaci

Attento osservatore della vita politica e socioculturale caldarolese, Vittore Ciccotti ci narra qualche ritaglio dei suoi ricordi; le sue otto decadi scorrono come le immagini della pellicola di un film e inizia raccontandoci del castello Pallotta: “Negli anni Sessanta il castello era chiuso; al riguardo si racconta una storia. Il conte Desiderio aveva lasciato il suo maniero all’Università di Camerino, ma l’accordo non andò a buon fine. Allora si rivolse ai parenti più vicini che vivevano a Fermo. Costoro cedettero la proprietà a Giammario (di un altro ramo dei Pallotta), il quale fece iniziare i lavori. Ma quel giovane morì in un incidente stradale a 29 anni. Il padre Guglielmo Paride Pallotta fece proseguire il restauro e le migliorie con la supervisione della Soprintendenza di Ancona e del Ministero del Turismo. Alla fine, il castello fu aperto al pubblico; il giovedì di ogni settimana non si pagava il biglietto d’ingresso. Nei primi anni i visitatori non erano numerosi, poi aumentarono, anche grazie al passaparola dei bambini che, in gita scolastica, avevano ammirato il castello. Per diversi anni ne fu custode Gabriele Gabrielli con la madre Maria.

Poi arrivò il terremoto del settembre 1997 che lo danneggiò e così restò chiuso per restauri fino all’anno 2007. Le visite ricominciarono nel giugno 2007 durante la prima mostra sul pittore Simone De Magistris curata da Vittorio Sgarbi. Poi subentrò il grafico pubblicitario maceratese Roberto Scocco (https://www.larucola.org/2013/03/30/roberto-scocco-il-ricordo/https://www.larucola.org/2017/01/26/un-ricordo-di-roberto-scocco/) che curò molto l’immagine, la pubblicità e l’accoglienza, realizzando un notevole rilancio e portando i visitatori a circa 25.000 l’anno. Scocco aprì anche un ristorante interno nella parte bassa di fronte al pino centenario. Alla sua scomparsa, nel 2011, subentrarono Pino Bonadies e la sarnanese Ludovica Marani, anche loro diedero lustro organizzando affascinanti rievocazioni come “Ottocento al castello” e altre, tutte grandemente apprezzate”. Purtroppo, il terremoto dell’ottobre 2016 portò alla chiusura del centro storico e del castello. Si spera che il castello Pallotta possa riaprire, magari in parte, a fine anno 2025 o nella primavera del 2026.

Un fulmine a ciel sereno (o quasi) cadde il venerdì 22 novembre del 1972, era giorno di mercato, in piazza c’erano poche bancarelle, perché nello stesso mese, all’epoca, si tenevano le conosciute fiere di San Martino, tutti i lunedì di novembre. Non pioveva, ma verso mezzogiorno si udì un gran boato, subito non si capì se si trattasse di una scossa sismica o altro. Era stato un fulmine che aveva colpito il campanile della chiesa di San Martino causando diversi danni. Caddero dei detriti nella piazza, anche lontano, colpendo un furgone parcheggiato sotto la torre al cui interno c’era il commerciante calzaturiero Aureliano Romagnoli, che non fu ferito e un’altra autovettura, danneggiata. Racconta Vittore “Se c’era il parafulmine non funzionò, così la saetta danneggiò la chiesa e il palazzo Pallotta, sede comunale, compresa la sala del consiglio comunale, che era stata restaurata da poco. Il Comune fece transennare la piazza dalla ditta F.lli Battellini di Belforte del Chienti. Per quella sera era stato convocato il consiglio comunale che si tenne nei locali del circolo cittadino”.

Quella torre campanaria, alta complessivamente 48,05 metri, era opera dall’architetto militare maceratese Pompeo Floriani (1545-1600 ca) che progettò anche le mura ciclopiche de La Valletta a Malta. All’epoca Vittore gestiva un negozio di frutta e verdura in piazza XXIV Maggio, a lato dell’alimentari di Domenico Moscetta. Nei giorni successivi una scossa di terremoto interessò Ascoli Piceno e fu avvertita anche a Caldarola, ma non fece danni. I lavori di restauro di quel campanile furono coperti dalla legge di ricostruzione del sisma e vennero eseguiti dalla ditta di Afro Marzioli, buon conoscitore del restauro di edifici storici.

Fu Sindaco di Caldarola un politico noto a livello nazionale per un “Manuale”: Massimiliano Cencelli. Politico romano di carriera, aveva sposato una cugina di Fedro Buscalferri, all’epoca impiegato dell’anagrafe comunale. Dagli anni Sessanta aveva trascorso qualche giorno di vacanza a Caldarola, dai parenti della moglie, stringendo amicizie locali. Mentre era Sottosegretario al Turismo, tra il 1965-66, la Pro Loco e lui organizzarono delle conferenze e diversi eventi tra i quali il “Trofeo Centro-Tirreno; “Una settimana a Caldarola”; il Gran Premio “La Caldarola d’argento”: un concorso per gruppi musicali provenienti dal versante tirreno e adriatico. Con la Pro Loco, Cencelli si interessò per far finanziare e creare, accordando Comune ed ENEL (proprietario del lago), la spiaggetta del lago di Pievefavera per il canottaggio, con un chiosco e una struttura balneare. Poi passò al Ministero dell’Interno.

Il villaggio turistico che stato pensato sopra la spiaggetta del lago non fu realizzato. In quel periodo il Comune di Caldarola doveva affrontare diversi problemi economici e scolastici. La scuola non riusciva a sbloccare dei fondi per costruire una palestra e il teatro era ancora chiuso. Le concerie e i circa 80 artigiani calzolai erano crisi e non riuscivano a evolversi. Terminato il mandato di Giorgio Gabrielli, Cencelli si candidò a sindaco. Si pensava che un politico esperto del Ministero potesse risolvere certe problematiche, almeno in parte. Così Massimiliano Cencelli fu eletto sindaco di Caldarola dal 1970 al 1971 ma, a un certo punto, decise di rientrare a Roma e si dimise. Alle sue dimissioni subentrò il 1° maggio 1971 l’avv. Nicola Fabbroni che rimase due mandati, fino al 1980. La fonderia Farabollini di Tolentino si trasferì nella nuova sede di Caldarola. Fabbroni mise mano, ampliò il piano regolatore e fece costruire le case popolari di via Aldo Moro. L’amministrazione successiva guidata da Fedro Buscalferri  dovette risolvere un contenzioso tra la proprietaria del terreno, la signora Grifi e il Comune; in seguito, fu costruita la zona detta “della Smea”.

Eno Santecchia

21 aprile 2025

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