Il francescanesimo delle origini ha un legame molto forte con le Marche. Ci sono luoghi “minori” sparsi per tutta la montagna, dove Francesco e i suoi seguaci sostarono e lasciarono una traccia in eremi, monasteri e nella memoria popolare. Sono luoghi raggiungibili percorrendo strade antiche e tratturi percorsi dai transumanti, fino al medioevo noti e transitati da viaggiatori e pellegrini, poi nel tempo sempre più “luoghi del silenzio”.
L’abbandono progressivo dei borghi fortificati, monasteri, castelli e cittadine incastonate nella montagna sta facendo sì che la natura si riappropri dei suoi spazi, antropizzati con grande fatica per millenni dai popoli che l’hanno abitata. La varietà e l’asprezza e del territorio affascinano e suggestionano, e una nuova consapevolezza sta spingendo tante persone a esplorare questi siti, rivalutarli, viverne l’esperienza della purezza dell’aria, dell’acqua a volte impetuosa, della sensazione di pace, di non tempo.
Il libro di Andrea Antinori “Il Crudo Sasso” edito da Edizioni Simple, è un cammino per eremi francescani dagli Appennini ai Sibillini, tra le alte valli del fiume Chienti e del Potenza, dove la natura ne accresce il fascino mistico, dove immaginare gli stenti e i canti dei monaci che qui si ritirarono in solitudine, o si rifugiarono da persecuzioni in momenti difficili (come i cosiddetti fraticelli). In contemplazione fra questi boschi e grotte, lontano dalle continue lotte fra i poteri – tra il papa e l’imperatore, tra le famiglie potenti, tra le città che appoggiavano gli uni o gli altri – nel silenzio accompagnato dal vento, dal rumore dell’acqua o dai versi degli animali, perdendo l’occhio in panorami mozzafiato dal bordo di qualche forra, non è difficile comprendere l’essenza, il miracolo della natura ispiratrice del Cantico delle Creature.
È in queste celle costruite a ridosso di anfratti di montagna che ritroviamo lo spirito del movimento francescano, quell’avventura di volersi staccare, liberare dal mondo materiale e sentire la voce di Dio. I crinali e le loro ombre si rincorrono e sovrappongono nelle immagini che nel libro si alternano al testo, foto rigorosamente in bianco e nero a sottolineare una dimensione senza tempo (potrebbero essere scatti del 2020 come del 1300), foto preziose perché i bordi delle costruzioni potrebbero cambiare ancora con il prossimo sisma, le frane, l’avanzare del bosco. I nomi dei paesi, degli eremi, dei fiumi, dei monti richiamano in parte l’aspetto morfologico (lame rosse, valle cupa), in parte richiami al culto, sia cristiano che pagano (Valle di Jana, Monte Pennino, Rio sacro, Acqua Santa), a dimostrazione che a prescindere dall’epoca e dal nome del culto, le suggestioni sono sempre le stesse.
I siti censiti nel volume sono raggiungibili facilmente, in alcuni si arriva percorrendo una parte di sentiero a piedi, essendo isolati e in assenza di segnale telefonico, pertanto mai avventurarsi da soli e senza un minimo di equipaggiamento (acqua, mappe, abbigliamento adatto), la natura qui non ammette sprovveduti. Non ci sono solo storie di frati e di acque prodigiose però, episodi più vicini a noi e che non si vorrebbe ricordare si sono verificati nel 1944, alla fine dell’ultima guerra, quando questi monti furono nascondiglio di partigiani e fuggitivi, e teatro di scontri tra questi e squadre nazi-fasciste, con molte vittime civili. Forse i loro spiriti vagano ancora tra questi boschi, confondendosi con i numi tutelari del luogo, e manifestandosi a volte ai visitatori, dando origine a nuove leggende da tramandare.
Simonetta Borgiani
28 aprile 2025