Anche l’Italia ha le sue “terre rare” e teniamocele strette, perché saranno il nostro futuro

Questa volta Perrid, tra le altre, ci ha inviato una vignetta un po’ sui generis, più che una vignetta disegnata è una vignetta scritta che riguarda la nostra regione, le Marche, a proposito delle “terre rare” che probabilmente sono state all’origine della guerra scatenata in Ucraina alla quale tutti, chissà perché (li sòrdi piace a tutti), vogliono partecipare. Qui di seguito ve ne riportiamo il testo:

“Anche noi, qui nelle Marche, abbiamo delle ‘terre rare’: arenili a non finire con affaccio sull’Adriatico, colline tonde e aguzze nell’entroterra, calanchi, valloni che custodiscono ancora conchiglie fossili e marmi preziosi, e poi maggesi, vigne, orti, uliveti, montagne sciabili, passeggiabili, biciclettabili, città aristocratiche e non ma piacevolmente abitabili, in bilico, sicure, su cucuzzoli e poi spianate di tutti i colori e sapori e tanto altro. Venire per credere!”

No, no Perrid, per carità, stiamo zitti, non spargiamo la voce che altrimenti “questi” dopo aver sistemato (per i fatti loro) l’Ucraina potrebbero rivolgere lo sguardo verso le Marche per ottenere le nostre ‘diverse ma preziosissime terre rare’. Noi abbiamo i nostri tesori naturali, li dobbiamo capire e difendere a spada tratta. Sarà che sono stati per secoli sotto i nostri occhi, per cui per noi è naturale sentirceli intorno, perciò li valutiamo di poco valore ma il resto del mondo, pur avendo bellezze inestimabili, non le ha in così gran misura tutte insieme. È una unione di circostanze che hanno fatto la nostra storia, la nostra bellezza, il nostro valore, dagli antichi Piceni fino a noi, oggi.

Pochi giorni or sono ci è capitato di vedere un video girato in Cina che ci ha lasciato attoniti. Ma dove andiamo con la nostra italietta allungata in mezzo al mare, percorsa dagli Appennini quasi fossero una spina dorsale, con pianure non vastissime! Quel video ci ha fatto spalancare gli occhi e ci ha obbligato a riflettere. Sì, sapevamo della forza imprenditoriale cinese, ne leggiamo tutti i giorni ma vedere di cosa sono capaci è tutto un altro discorso. Immaginate, se ci riuscite, un territorio pianeggiante grande come tutta la provincia di Macerata sul quale è stata costruita una fabbrica di auto composta da centinaia di grandi capannoni compresa una città a servizio degli operai (per milioni di abitanti). Ma dove andiamo noi con le nostre fabbrichette fatte di dieci capannoni! Là c’è un altro mondo pronto a fagocitare e distruggere le nostre fabbriche di automobili e non solo di queste.

Ti viene voglia di lasciar perdere. Sì, restando nel campo automobilistico abbiamo le nostre eccellenze (Ferrari, Maserati, Lamborghini) che sono inarrivabili (per ora) ma il loro fatturato, in numeri, è risibile rispetto alle capacità produttive cinesi. La nostra speranza di indipendente sopravvivenza, rispetto ai numeri della Cina è solo nella qualità, non solo delle auto ma anche del territorio e delle sue peculiarità: tecnologie di avanguardia, arte, storia, tradizioni e bellezze naturali. Tutto ciò che altri non possono inventare né avere. Non possiamo competere con i grandi numeri dell’industria né dobbiamo farlo: mission impossible!

Per noi c’è la tecnologia di alto livello, c’è l’arte, c’è il territorio, che va salvaguardato e recuperato là dove è stato manomesso e che va valorizzato in tutte le sue componenti. Stiamo vivendo un momento epocale, causato dalla pochezza della politica portata avanti da una Europa incapace di vedere avanti, di comprendere le conseguenze future “vere” delle sue leggi green, che non salvaguardano l’ambiente e che, con la imposizione delle auto elettriche, sta causando il crollo del settore automobilistico il quale, a cascata, si trascina dietro l’indotto. Sono milioni di posti di lavoro perduti. Hanno fornito un assist formidabile a un “nemico” economico che si chiama Cina, non sanno tornare indietro e se anche lo facessero niente sarà più come prima.

Per governare i popoli serve molto pragmatismo, un pizzico di egoismo e la capacità di saper valutare le conseguenze del proprio agire. Queste doti nell’Unione Europea non ci sono, comandata com’è dagli equilibri per mantenere il potere, che fanno accettare idee “cretine” pur di ottenere l’appoggio di gruppi di Consiglieri che con il loro voto fanno rimanere in sella chi non ci dovrebbe stare, visti gli errori commessi.

Fernando Pallocchini

24 maggio 2025       

Sii il primo a dire che ti piace

Commenti

commenti