Esterina Moriconi, la santarella di Montelupone, III puntata: ancora testimonianze

A Roma, nel monastero dei Sette Dolori… (dal 1922 all’inizio del 1925) – Nel 1922 Esterina, dopo la morte della signora Nena, si ritirò nel convento delle Oblate Agostiniane di Santa Maria dei Sette dolori, a Roma, come da tempo già stabilito tra lei, la signora Magner e i superiori del monastero e con il beneplacito di papa Pio XI, proprio perché era stigmatizzata. Le monache la accolsero con entusiasmo, ritenendola presto una santa per le manifestazioni eccezionali che destavano meraviglia, come la chiaroveggenza e una coinvolgente saggezza. Le sue virtù non rimasero a lungo confinate tra le mura del convento, anche qui ricominciarono i pellegrinaggi di persone con richieste d’aiuto per la soluzione dei loro problemi.

Ester Moriconi

A Milano, e le lettere di Agostino Gemelli – Nell’estate del 1924, Esterina parte per Mozzano di Ascoli Piceno con la madre superiora suor Maria Chiara Ferri, per accompagnare quest’ultima a far visita ai parenti e avere un periodo di riposo. Al loro rientro a Roma all’inizio del 1925 si compie una sorta di “complotto”: la superiora è stata nel frattempo sostituita senza alcun preavviso, Esterina viene resa di nuovo civile ed espulsa dal monastero, quindi condotta in un sanatorio di Milano. Non le viene restituita neanche la dote, dettaglio che la ferì molto, facendola sentire del tutto abbandonata dal monastero a cui teneva tanto. Pur essendo scarna la documentazione da Milano, a causa dei bombardamenti che distrussero l’istituto e l’archivio durante la grande guerra, ciò che abbiamo è sufficiente per inquadrare la situazione… da uno scritto dell’amico Francesco Ferri di Ascoli Piceno datato 3/3/1957, leggiamo: (…) riguardo a Esterina quando era sotto le prove di Padre Gemelli, che consistevano in bruciature agli occhi, alle mani, alla faccia, applicazioni di medicine per il caso, tutte prove da considerarsi dolorosissime sevizie, con ingessature alle mani, ai piedi, al costato per cercare di cicatrizzare le stigmate. Dopo tre mesi di sofferenza data dall’ingessatura fu tolto tutto e con somma meraviglia le piaghe che Padre Gemelli credeva sparite erano più fresche che mai, come se nulla avesse subìto. Prima e durante le prove Gesù le si presentava, la preavvisava e le diceva: non avé paura di quello che ti farà, ce stò io, non sentirai nulla. Durante le sevizie era in estasi continua, dopo l’estasi sentiva il dolore, relativamente sopportabile. Posso giurare, in nome di Dio, davanti all’autorità ecclesiastiche che le stigmate sono rimaste tali e quali erano prima delle prove e le ha serbate sino a dopo la morte integralmente.

Teniamo a mente questa ultima frase. Interessante, per capire le dinamiche, la memoria di Monsignor Giovanni Cittadini, redatta tempo dopo per don Alberto Pantani in merito alla postulazione intorno al 1958:

Esterina in abito monacale

A Don Alberto, per la Curia di Macerata – Prima di iniziare la Causa di Beatificazione di Esterina Moriconi, bisogna sentire il vicariato di Roma, perché la suddetta persona fu ricevuta, quale suora conversa, dalle Oblate di Maria dei Sette Dolori, di via Garibaldi a Roma. Ella fu ricevuta nel Monastero col permesso di Pio XI, perché aveva le stimmate. La funzione di vestizione fu ufficiata da Mons. Carinci della S. Congregazione dei riti, deputato da S. E. il Card. Gaetano Bisleti, protettore dell’Istituto, il giorno 29 novembre 1922, poi cacciata dal Monastero da Mons. Palica, vice Gerente del Vicariato di Roma, il giorno 8 febbraio 1925. Ella si era riposata dai suoi amici di Ascoli Piceno, i Ferri, quando il Vescovo Mons. Maggio di Ascoli Piceno, andò dalla nobile Famiglia Ciucci, per avvisare che la Moriconi sarebbe stata, a giorni, portata a Milano accompagnata da una suora che veniva da Roma. La destinazione era la Casa di Cura delle suore di Maria Bambina della Beata Capitanio. Tutto nel segreto, per cui parenti e amici non riuscirono a sapere il domicilio, e per quale ragione era stata confinata a Milano. Dopo valide ricerche, vennero a sapere che era sotto la direzione di Padre Gemelli e dei professori di una clinica di Milano. Né parenti, né amici potevano andarla a trovare senza un permesso speciale, tenuta segregata per vari mesi. Il fatto di Padre Gemelli deve essere stato comandato dal Vicario di Roma. Può essere mai che la Curia di Milano non abbia mai comunicato al Vicariato di Roma le relazioni del Padre Gemelli? Tutto fu nel silenzio fino all’anno della esumazione del cadavere di Esterina, che era stato deposto al Musocco di Milano con una iscrizione tombale che diceva apertamente: “Alla Cara memoria della Suora Agostiniana Maddalena Moriconi al secolo Esterina”. Quando nel 1957 si volle fare i primi passi per una canonizzazione, Mons. Cittadini, del Capitolato Vaticano, si interessò e scrisse una piccola vita. Quindi andò dal Card. Luigi Traglia, allora vice Gerente di Roma, volle manifestargli tutta la questione, perché i resti funebri erano stati portati da una suora presente al Musocco, il giorno della esumazione, in una valigia al Monastero di Roma. Mons Traglia gli disse apertamente: “Lei, può fare testimonianza che quelli sono i resti della Moriconi, portati via dal cimitero in quella maniera?” Per cui, dopo queste parole di Mons. Traglia, si lasciò perdere ogni cosa. Ora si vuole ritornare a riprendere il processo. Quando il Parroco di Montelupone, Don Primo Recanati, ancora vivente, seppe che sarebbero tornati questi resti, domandò al vescovo di Recanati, sua diocesi, Mons. Cossio, dove doveva depositarli. Il Vescovo, prima di rispondere, volle interrogare Padre Gemelli direttamente, avendo saputo tutto il lavoro fatto da lui su questa stigmatizzata. Padre Gemelli rispose al Vescovo, la lettera è conservata nell’archivio della curia di Recanati, che sulle stimmate non c’è da far caso, però la persona ha esercitato le virtù in una maniera superiore, per cui il Vescovo diocesano Mons. Cossio dette il permesso al Parroco di Montelupone di seppellire nella chiesa cimiteriale di detto paese questi resti mortali, in modo che chi la voleva pregare poteva farlo. Il fatto di questa suora, presente al Cimitero di Milano, non si sa come abbia potuto sapere il giorno di esumazione dei resti della Moriconi, per portarseli a Roma, in una valigia (…).

Lenzuolo con sangue a forma di croce

E scrive ancora, con lettera indirizzata a sua eccellenza Reverendissima Monsignor Cassio vescovo di Recanati – Loreto: Quando mons. Traglia, raccomandava alle Suore molta prudenza, seguiva, senza che le fosse noto, il pensiero di Gemelli, sul medesimo tono come consigliava allora a Mons. Cassio vescovo della diocesi di Moriconi. E mons. Cassio vi entrò di mezzo perché la Moriconi fu cacciata da codesto Istituto. Tanto più grave il fatto, che a detta di Suor Francesca Mons. Palica allora vice gerente, fece scrivere sui verbali dei capitoli che Moriconi veniva cacciata perché malata, e la Ferri deposta perché troppo credette alla Moriconi. Stando così le cose, come può Mons. Traglia consigliare di fare il processo? Se P. Gemelli fosse nel numero dei più si potrebbe anche capire. Ma è vivente e sta molto bene, come mi sono reso cosciente domenica, al funerale di Pio XII. Gemelli era presente e io gli passai davanti e lo salutai. Non solo questo. Ma a confortare ciò che scrive P. Gemelli, il mio cancelliere della Curia di Recanati mi raccomandò che non mi fossi dato tanto da fare per questa causa. La Curia di Recanati-Loreto e di Ascoli Piceno avranno forse degli incarti. La lettera di Gemelli, sul fatto che era tenuta in gran chiuso, fa luce. Allora non era giusto quanto avevo fin qui fatto, cioè senza che il monastero c’entrasse affatto, avessi trovato del denaro per i processi ordinari, in modo da mettere al sicuro tante testimonianze, e poi attendere l’ora di Dio? E che pasticcio è stato fatto del cadavere. I parenti ne sono informati e reclamano la giusta sepoltura. Quello che più è doloroso mi fu fatto un caso simile nel momento che avevo concertato con Mons. Carinci di mettere una fotografia a fianco sulla tomba di Verano per mandarci devoti a pregare. Invece fu trafugata e ancora non si riesce a mettere a posto la cosa. Alle suore in giustizia tocca dare degna sepoltura ad una povera anima la quale fu proprio per loro buttata sotto il vaglio del S. Ufficio. Cosa che fa tremare a dirlo solo. Io ho fatto tutto un lavoro, col consiglio di Mons. Carinci e Monsignor Stella. La Congregazione dei Riti mi ha sempre consigliato di fare i processi ordinari ed attendere. La causa è mistica e quindi richiede molto tempo. Ora vado a Montelupone per predicare. Vedrò P. Carlucci, vedrò Luciano Braciotti di passaggio. Al ritorno, spero che ella, con questa mia lettera, sarà andato da Monsignor Traglia. Io credo che Monsignor Vice gerente non può dire altro che quello che hanno consigliato persone tanto dignitose quali Carinci e Stella. Perdoni lo scritto, ma forse era necessario intenderci. Saluti ed ossequi, Roma 28 ottobre 1958  firmato don Giovanni Cittadini. Continua… ( I puntata: Una persona in attesa di “giudizio”: Esterina Moriconi, la santarella di Montelupone | Associazione culturale La Rucola) – (II puntata:  Esterina Moriconi, la santarella di Montelupone, II puntata: le testimonianze | Associazione culturale La Rucola).

Simonetta Borgiani

26 maggio 2025

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