Pollenza, villa romana scoperta da ragazzi che seguono il fantasma di un soldato romano

Piacevolissima serata quella trascorsa a Pollenza, ospiti dell’azienda agricola Angeletti tra racconti, storia, bella compagnia e buon cibo. Protagonisti, oltre a degli affettati super, una porchetta squisita e delle fette di polenta al forno che ancora ci chiamano e saremo obbligati ad andare ad assaggiarle di nuovo, tanto ci sono piaciute.

Le notti “brave” pollentine –  Passando oltre abbiamo ascoltato dalla viva voce di un testimone come avvenne il ritrovamento dei mosaici di una villa romana non troppo distante sia da Pollenza che da Urbs Salvia. Testimone è il signor Sergio che racconta, con una simpatica verve…: “Questa sera facciamo un passo indietro, perché parlerò di quanto avvenne 50 anni fa. A quel tempo la gioventù pollentina si ritrovava sotto le logge del bar di Giorgio (oggi bar del Teatro), passando le sue ‘notti brave’, nel senso che erano tutti ragazzi tranquilli, seduti a un tavolo con una bottiglia di birra, quando andava bene, altrimenti acqua.

Il soldato romano – In quel periodo andava di moda raccontare la… ‘paura’, fatti strani, persone che vedevano fantasmi… Ognuno raccontava la sua e Gianfranco, in tale atmosfera di mistero, disse che suo zio, nel suo campo, ogni tanto vedeva… un soldato romano! La narrazione incuriosì tutti e la domanda che ci facemmo fu: perché un soldato romano? Ovvia la risposta: Che fa un soldato? Protegge, e cosa può proteggere? Un tesoro! Motivo per cui ci organizzammo per andare a vedere questo soldato romano. Facemmo un paio di escursioni ma del soldato romano nessuna traccia, forse perché la birra non faceva l’effetto voluto… Organizzammo un’altra uscita, questa volta in notturna e i partecipanti, quando ritornarono, dissero di aver visto in quel fondo… un bagliore! Avvalorando la tesi: qui c’è un qualcosa.

Le spedizioni notturne – Alcuni di questi ragazzi, sempre a un tavolino del bar sotto le logge, mi dissero: “Sergio, noi andiamo a vedere, abbiamo la lampada ad acetilene e un piccone che ci servirà per scavare; un tesoro mica sta in superficie, sarà sepolto”. Questi partono, scavano e trovano qualcosa… ma lasciano perdere perché, non essendo ragazzi avvezzi alle grandi fatiche, si erano stancati. Prima di andarsene ricoprono con la terra ciò che sembrava loro di aver trovato. Ritornarono la sera successiva portando con loro un paio di ragazzi di quelli tosti, abituati alla fatica. A furia di scavare cominciarono a vedere qualcosa, andando avanti e allargando lo scavo prese forma qualcosa che ancora non riuscivano a distinguere bene. Il tesoro?

Il tesoro! – A uno dei ragazzi partì un picconata tremenda (che è quella di cui rimase traccia sul reperto). A questo punto riportava tutto: il soldato romano, il bagliore, il luogo, il micro mosaico… così la scoperta passò di bocca in bocca e tutto il paese venne alla scoperta del ritrovamento. Si attivarono i Carabinieri che furono tempestivi e bravissimi a salvaguardare quella che era in definitiva una proprietà dello Stato. Il giorno successivo alla scoperta sul luogo era già presente una ottantina di persone curiose. A quel punto intervenne anche la Soprintendenza a bloccare tutto.

Il mosaico con il mito di Meleagro

Il mosaico e la grande villa – Quindi il soldato romano ha fatto ritrovare un meraviglioso mosaico romano e intorno a quel mosaico, oggi in originale al Museo Archeologico Nazionale delle Marche in Ancona e in copia a Pollenza, c’era una grande villa, di cui restano i perimetri degli ambienti, fatta costruire probabilmente, secondo una ricostruzione ideata da Mauro Pignani, anima della serata, da Lucio Flavio Silva Nonio Basso, generale e console romano, conquistatore della città fortificata di Masala. Purtroppo la villa non è stata indagata tutta ma solo una parte che poi è stata rinterrata per la sua conservazione. Nel frattempo il mosaico, veramente bello (c’è rappresentata la scena di caccia al cinghiale di Meleagro a Calidonio), è andato in mostra a Ravenna per poi essere trasferito in pianta stabile ad Ancona. Pollenza, come già detto, ne conserva a Palazzo Cento una copia che a suo tempo il Comune pagò all’incirca 14mila euro.

Il dilemma: sito archeologico o discarica? – Fin qui la serata è trascorsa bene, i presenti con l’attenzione calamitata dal racconto ma… dalle stelle siamo passati alle stalle, nel senso che dalla possibilità che Pollenza abbia un sito archeologico di certo interesse, con tutte le prospettive turistiche possibili… è arrivata la notizia, che per la verità covava da anni, della possibile trasformazione della vallata in una mega discarica al servizio della provincia di Macerata. Fortunatamente non è l’unico sito individuato per realizzarci la discarica ma ce ne sono molti altri sparsi per il territorio. Certo è che nessun Comune la vuole nel proprio territorio, ed è comprensibile, ma realizzarla sopra un sito archeologico è veramente discutibile e non crediamo che la cosa passerà liscia e inosservata.       

Fernando Pallocchini

9 giugno 2025

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