L’Età di Mezzo è ancora abbastanza di attualità qui da noi per le recenti vicende dei “sanclaudisti” e dei loro oppositori: battibecchi da Bar dello Sport cui non voglio partecipare. La questione è come sempre da una trentina d’anni a questa parte legata alla dibattuta presenza dei Carolingi in Val di Chienti.
Questo però non è il solo punto mai chiarito della nostra storia: ce n’è un altro piuttosto importante e misconosciuto e riguarda proprio la definizione delle date d’inizio e fine di tale periodo storico e molto più importanti dell’inquadramento cronologico sono le vere ragioni che produssero, appunto, il crollo delle condizioni di vita della società mediterranea durante l’Età di Mezzo. Crollo che tutti gli addetti ai lavori osservano e trattano, a mio avviso più in forma filosofica che storiografica. Il medioevo più o meno per tutti gli autori inizia con un gran buio: per cui, essendo andata via la luce… l’impero Romano s’inciampa e cade, poi arrivano i vandali e mettono Roma nel sacco.
Ci vorranno mille anni perché la civiltà rinasca col Rinascimento dell’antichità classica, quando il Brunelleschi disegna il loggiato dello Spedale degli Innocenti con gli archi di nuovo tondi anziché a sesto acuto (gotici). Ovviamente non sono molto d’accordo con la visione “oscurantista” più convenzionale di tale Età, soprattutto con la mancata analisi delle cause di tale oscurantismo avvenuto senza una ragione concreta, come se l’impero Romano fosse stato un castello di carte, gente poco seria e irresponsabile che crolla per un nonnulla, e vado a spiegare perché.
Il mio ricordo della definizione di Medio Evo che studiai in seconda media ancora oggi è ripreso dalla Treccani online: “Età intermedia tra l’antica e la moderna. Secondo l’accezione più diffusa è il periodo compreso fra la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476) e la scoperta dell’America (1492)”. https://www.treccani.it/enciclopedia/medioevo/. Nelle molte altre voci online al titolo Medio Evo, la più nota enciclopedia italiana non offre solo questa definizione ma un ricco ventaglio di saggi piuttosto complessi nei quali scompare il rigido inquadramento cronologico di cui sopra e le date sfumano con le situazioni storiche ma, non so perché, non viene messa a fuoco la causa della profonda crisi istituzionale ed economica vissuta dalla società in questo lungo periodo che è riconosciuto unanimemente come periodo critico di crollo e poi di lenta ripresa della società Italica e poi Europea, ripresa che arriverà a compimento all’inizio del successivo Evo, perciò detto Moderno.
Pare che aver definito questo periodo Medio Evo siano stati gli autori italiani dopo il Rinascimento come spiega la “Britannica”: “The termi and its conventional meaning were introduced by Italian humanists with invidious intent. The humanists were engaged in a revival of Classical learning and culture and the notion of a thousand-year period of darkness and ignorance separating them from the ancient Greek and Roman world served to highlight the humanists’ own work and ideals”. (https://www.britannica.com/event/Middle-Ages)
Ovvero: Il termine e il suo significato convenzionale sono stati introdotti dagli umanisti italiani con intenti spregiativi. Gli umanisti erano impegnati in una rinascita dell’apprendimento e della cultura classica e la nozione di un periodo di mille anni di oscurità e ignoranza che li separava dall’antico mondo greco e romano serviva a mettere in evidenza il lavoro e gli ideali degli umanisti stessi.
È certo colpa nostra se c’è stato qui da noi un periodo molto difficile (i popoli del Centro e Nord Europa il Medio Evo non lo hanno vissuto in diretta, ma se lo sono calato addosso nell’Ottocento per scrivere storie di comodo) ma il fatto certo e dimostrato dalla cultura materiale più che dalle fonti documentali dimostra che c’è stato un crollo delle condizioni di vita e una lentissima ripresa, questa sì l’abbiamo fatta tutta da soli e si chiama Rinascimento. “Mille anni di oscurità ed ignoranza”, soprattutto ignoranza del perché ciò sia potuto avvenire. A tal riguardo proprio sulle pagine de La Rucola, nel 2015 scrissi “L’onda che entra nel porto” articolo nel quale esponevo gli studi, questi sì scientifici per davvero, del team della sismologa britannica Beth Shaw sugli effetti del terribile terremoto con epicentro ad ovest di Creta, nel 365 d.C. sisma di 8,5 Richter che produsse uno “tsunami” con onde da 9 a 12 metri nel Mediterraneo meridionale.

Il Medio Evo è stato l’effetto di questa catastrofe naturale le cui conseguenze hanno decapitato, nel volgere di meno di mezzo secolo, quell’impero che Roma aveva sviluppato più o meno in mezzo millennio. L’Impero Romano non “cadde” per essersi inciampato su cause politiche oppure rilassamento di costumi o pressioni di barbari invasori, fu quella catastrofe naturale a smembrarlo, separando le zone dove l’esistenza non era più sostenibile come prima da quelle in cui lo era. Gli storiografi neoclassici e barocchi, anche se ne avevano avuta notizia, preferirono non prendere in considerazione il fenomeno e le sue conseguenze, come anche oggi la maggior parte degli operatori di settore contemporanei continua a fare e nei libri di scuola si continua a leggere del Medioevo delle invasioni barbariche e di Romolo Augustolo.
Le notizie oggi volano sul web, ma nonostante si scriva di tutto e di più, dei contenuti dei testi di storia si aggiorna solo la punteggiatura. Non chiedetemi perché, io semplicemente constato che la storiografia è rimasta in larga parte una disciplina dogmatica, anche se recentemente gli addetti si compiacciono di definire scientifici i loro lavori. Per me quello che etichettiamo Medio Evo non è un astratto periodo “di mille anni di oscurità e ignoranza” come spiega la Britannica, ma un faticosissimo e lungo percorso di laboriosa ricerca per ripristinare le condizioni di vita raggiunte dalla società italiana ante tsunami. Nonostante sia abbastanza facile immaginare cosa avvenne nelle sedici ore in cui il maremoto partì da Creta e raggiunse tutte le sponde meridionali del Mediterraneo, cose che abbiamo anche visto in tivvù per Giava e Fukushima, non ho avuto occasione di leggere alcunché, tranne l’articolo che spiegava sismologicamente lo tsunami, soprattutto non ho avuto alcuna notizia dell’aggiornamento dei libri scolastici a tutti i livelli.
Geologi e sismologi hanno scritto a riguardo più di quattromila saggi tecnici ricchi di osservazioni scientifiche sul fenomeno, ma il suo risultato più eclatante per la storia ovvero la nascita del Medio Evo non compare in modo chiaro: sono sempre la invasioni barbariche e l’impero rimasto al buio a tenere banco. Le ricerche tecniche sul maremoto del 365 sono di questo millennio, perciò si potrebbe pensare che prima nessuno ne sapesse nulla e si navigasse a tentoni, appunto nel buio dell’Alto Medioevo, illuminati solo dalle fiaccole dei Goti di Alarico, ma non è così perché del cataclisma ci ha lasciato una viva e precisa descrizione il cronista militare Ammiano Marcellino, che al seguito del suo capo, il futuro imperatore Valentiniano ad Alessandria assistette, fortunatamente incolume, al fenomeno del mare che si ritira per centinaia di metri dalla riva. Ammiano vide la gente che andava a prendere pesci e crostacei intrappolati nelle pozze d’acqua e le onde di una dozzina di metri che tornando spostano le navi a centinaia di metri dalla riva posandole sui tetti delle case.

Se si pensa alla storia come insieme di fatti concreti e non oniriche imprese di re e cortigiane, è facile elaborare gli effetti di un fenomeno simile, già noto ai cronisti considerando che del sisma parlarono anche storici greci come Cedreno nell’XI secolo e altri, tantoché il Baratta, allievo del celebre Mercalli, ne parla nel suo libro ai primi del 1900. Certamente quando avvenne la catastrofe non esistevano Fox News e la CNN, perciò le notizie viaggiarono lentissime e forse nessuno poté avere una visione completa dell’evento, ma l’aspetto essenziale fu che lo tsunami distrusse tutti i porti del Mediterraneo meridionale, i cantieri e i magazzini. Sappiamo che Roma riceveva circa tre milioni e mezzo di quintali di grano l’anno dall’Africa Settentrionale, che non sono più arrivati. Chi aveva la possibilità di farlo, i Senatori latifondisti principalmente, si trasferì a Costantinopoli e mise in piedi la nuova sede Orientale per amministrare l’Impero. Li seguirono quelli che avevano disponibilità economiche per farlo, per gli altri fu disordine, fame e ritorno alle economie agricole chiuse, perché Roma avendo inventato la rilocalizzazione, aveva distribuito le manifatture primarie che alimentavano il lusso della Capitale e delle maggiori città italiane, nelle più lontane provincie dell’impero, perciò non aveva più nei territori circostanti la capitale il “know how” per le produzioni di beni correnti, ma solo di quelli di lusso, che non avevano più clienti a sufficienza.

Questo creò la maggior criticità per le classi medie che campavano sui consumi dei ricchi. L’Italia cadde di conseguenza in una crisi occupazionale tremenda, fino allo spopolamento, e ci vollero almeno otto secoli per tornare al benessere ante maremoto, ma con una società profondamente mutata nelle istituzioni. Questa è in estrema sintesi l’origine del Medioevo, i barbari non c’entrano, salvo il fatto che le cinque o sei legioni di mercenari Germanici poste intorno a Roma e latinizzate da almeno due o tre generazioni, andarono a prendersi i viveri con le armi (sacco di Roma dei Vandali) poi dopo un lungo periodo di disordini un gruppo di questi “barbari latinizzati”, capeggiati da Odoacre, si trasferì a Ravenna perché ancora rifornibile via mare dai Carpazi e dalla Grecia.
Il “buio del Medio Evo fu pertanto la conseguenza dello tsunami di Creta”, ma l’effetto storico del maremoto non fu solo il trasferimento dei maggiorenti romani a Costantinopoli e la nascita della cultura “Bizantina”, perché l’imperatore Valentiniano, che se lo trovò in grembo, dopo aver trasferito la capitale a Milano, fu costretto con i suoi legionari ad andare a spremere le poche tasse che poteva alle tribù germaniche di pastori, non interessate dal cataclisma. Ciò lo racconta Ademarus Campanensis iuxta Castellum Potentia (Adhemar de Chabannes per gli storici benpensanti), egli scrive che Valentiniano quando i suoi legionari (piceni) sconfissero gli Alamanni, avendo le casse erariali vuote “li nominò Franchi, ovvero liberi ed esenti da ogni tributo”. L’intero ciclo storico dei Franchi è anch’esso conseguenza dello tsunami, perciò è giusto che la storiografia ufficiale non parli né dello tsunami e delle sue conseguenze, né della vera origine dei Franchi.
Medardo Arduino
17 giugno 2025