Come distruggere il paesaggio e inquinare il territorio, ovvero il green poco green

Stiamo stravolgendo il bene più prezioso del popolo italiano: il paesaggio e la natura, soprattutto delle regioni centrali e meridionali. Interessi mafiosi, connivenze politiche locali, società di comodo di stranieri, personaggi ‘disinvolti’, ecc. Tutti stanno “dandosi da fare” al fine di distruggere quel che di bello è rimasto nel nostro Paese.

Cime delle montagne e colline del Sud sono ormai preda di uno scempio senza fine attraverso antiestetiche torri eoliche le cui pale il più delle volte sono ferme a causa dell’assenza di vento e campi e campi di pannelli solari a terra, che spesso non sono nemmeno collegati al sistema distributivo. I pannelli solari vanno bene (in modo oculato) se installati su nuove abitazioni, lungo le autostrade in forma di barriere frangirumore, su capannoni industriali e simili impianti. Già da anni diverse associazioni, tra cui la Rete Bioregionale,  stanno denunciando, con dati scientifici, l’inutilità  e dannosità di tale scelta per la produzione di energia, definita ‘rinnovabile’. Ciò soprattutto a causa del consumo enorme di risorse e del conseguente inquinamento legato alla  produzione di pannelli solari e pale eoliche.

Per costruire questi marchingegni serve una quantità di energia che spesso non viene nemmeno compensata dalla ricarica energetica, sia perché a volte gl’impianti nemmeno sono collegati alla rete e sia per la durata limitata del funzionamento. Lo smaltimento successivo, dopo pochi anni dall’installazione, comporta altro spreco energetico e inquinamento. Per non parlare dell’impatto paesaggistico, dell’inaridimento dei suoli e conseguenti danni da dilavamento, dell’abbandono della produzione agricola conseguente all’abbandono dei territori. Purtroppo l’attuale Governo, anche sulla spinta delle politiche cosiddette ‘green’ della Unione Europea, sta facilitando all’inverosimile l’installazione di pannelli solari a terra e pale eoliche in zone dove spesso non tira neanche vento. Si assiste così al fenomeno della ‘saturazione’, che sta causando lo stravolgimento dei connotati fisici e geografici del territorio.

A chi fa capo il business della falsa produzione ‘pulita’? Qual è il ruolo delle rinnovabili in Italia, trasformate in poco tempo da opportunità ad affare industriale? Il Centro e il  Sud Italia sono sempre più terra di conquista per le società energetiche, con mega e mini impianti che stanno creando impatti significativi sul territorio mentre le infrastrutture energetiche (elettrodotti, centri di trattamento e stoccaggio, cavidotti, centrali di smistamento) e quelle di supporto (strade, cementificazione ecc.) creano profitto per pochi e impatti di forte rilevanza per l’ambiente e per le comunità locali. Tutto ciò diventa SERVITÙ ENERGETICA, nel disinteresse mediatico, al di fuori di ogni criterio di rispetto ambientale e in assenza di Piani paesistici regionali per scongiurare impatti ambientali in aree sensibili dal punto di vista paesaggistico.

In ultimo sono stati esentati i Comuni dal metter bocca sulle nuove  installazioni. Dietro queste decisioni governative ci sarebbe la decisione (non dichiarata) di vendere l’energia in sovrappiù  prodotta nel nostro Paese ad altri Paesi della Comunità europea, considerato il fermo delle centrali nucleari nella Unione Europea, nonché di quelle a gas a causa dell’aumento dei costi d’importazione del combustibile (in seguito alle sanzioni  contro la Russia) e il passaggio al fracking gas di produzione statunitense, molto più costoso e pericoloso (per l’obbligo di costruire rigassificatori e serbatoi in vicinanza dei porti d’attracco delle navi gasiere). Tutto causando il rialzo dei prezzi in  Europa. Quindi oggi il  nostro governo, in questo che è il ‘Paese del sole’, spinge per il business delle rinnovabili italiane impestando il territorio di pannelli solari a terra e di pale eoliche. Così si compirà la trasfigurazione fisica e geografica del territorio.

Paolo D’Arpini

24 giugno 2025

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