Incontro col collezionista Antonio Volpini: viaggio nei secoli scorsi nella via Lauretana

Presso l’ex ospizio dei Pellegrini all’Abbadia di Fiastra si tiene fino al 7 gennaio 2026, la mostra: “Pellegrini di speranza tra Roma e Loreto”. Una esposizione con documenti rari, antiche cartografie anche d’Europa e oggetti in uso a viaggiatori e pellegrini tra il 1500 e il 1800. Il materiale proviene dalla collezione di Antonio Volpini di Corridonia.

Antonio ha iniziato a mettere da parte i materiali almeno 35 anni fa, partendo con le antiche carte stradali da viaggio e nel corso degli anni ha completato la collezione con documenti e vari oggetti originali. Gli oggetti provengono da tutto il mondo, grazie anche a ricerche su Internet. Inglesi e francesi, in genere nobili o benestanti, viaggiavano in Italia (e attorno al Mediterraneo) con la servitù. Essi amavano munirsi di alcune comodità per rendere più confortevole il viaggio. Così nella mostra si possono ammirare scrittoi da viaggio, cofanetti con il necessaire per la cura della persona, nonché basilari principi farmaceutici.

La mostra si sviluppa come un vero viaggio, con la idonea preparazione e cioè passaporti, denaro e un contratto per assicurarsi un viaggio sicuro: alloggi, cavalli e carrozze. Segue il viaggio vero e proprio con mappe stradali e i manifesti-avvisi che informavano i viaggiatori, a esempio, di ponti inagibili, strade interrotte, ma anche dove si trovavano le locande per pernottare. Nonché le disposizioni di ogni Stato che andavano rispettate per non incorrere in sanzioni. Importanti erano le autorizzazioni al porto di armi.

In ultimo c’era la meta: il santuario di Loreto, con diverse stampe del 1500-1600 che raffigurano la traslazione di quella Santa Casa. I viaggiatori potevano proseguire per il porto di Ancona, Rimini, la Romagna e oltre. I vari documenti esposti raccontano anche di viaggi particolari. Il cardinale Niccolò Albergati Ludovisi (1608 -1687) nel 1649 andò a incontrare Anna Maria d’Austria, consorte di Filippo IV re di Spagna, per consegnarle la “Rosa d’oro”, un riconoscimento per chi si era impegnato in favore della Chiesa. Il papa Gregorio XVI che fece un lungo viaggio di un mese in Umbria e nelle Marche, da fine agosto a fine settembre 1841, per visitare le città dello Stato Pontificio.

Un documento attesta di un viaggiatore al quale si azzoppò il quadrupede. Chiese un cavallo al monastero di Renacavata di Camerino, dove i frati cappuccini gliene consegnarono uno per consentirgli di proseguire il viaggio. Un pittore era rimasto fermo nella stazione di Acquapendente (VT) perché il vetturino aveva dimenticato il suo passaporto nella precedente stazione di posta. Sulla diligenza il postiglione cavalcava il cavallo più distante a sinistra, il vetturino era seduto a cassetta e gestiva le redini; i bagagli erano caricati sulla parte posteriore. Se c’era un’emergenza la diligenza si fermava, tuttavia i conducenti non si potevano trastullare, dovevano rispettare la tabella di marcia.

Gl’imprevisti non mancavano. Oltre alle condizioni metereologiche avverse, si viaggiava anche in tempo di epidemie e i viaggiatori erano obbligati a portare con sé il passaporto sanitario e, all’occorrenza, dovevano trascorrere eventuali quarantene nei lazzaretti. Nelle stazioni di posta i privati non potevano sostituire i cavalli, era consentito solo alle diligenze dello Stato. Molte stazioni di posta avevano l’osteria per i pasti e la locanda per pernottare, nonché le scuderie per far riposare i cavalli, come la stazione di posta (in ultimo chiamata albergo San Giorgio) di Valcimarra (Caldarola) con l’ingresso dalle pareti decorate da motivi vegetali. Le soste avvenivano non solo nelle stazioni di posta, ma anche in altri luoghi come, a esempio, gli ospizi dei pellegrini, come se ne possono vedere all’Abbadia di Fiastra, Serravalle di Chienti e San Ginesio.

Per percorrere i circa 250 chilometri che separano Roma da Loreto (AN), la diligenza postale impiegava un giorno e mezzo, i privati potevano impiegarne anche cinque. Le vecchie carte da viaggio erano tagliate e i riquadri poi, incollati su tela, ciò consentiva loro di essere facilmente ripiegate senza danni e messe nella bisaccia. La più antica carta risale al 1521; all’epoca il mar Adriatico veniva chiamato Golfo di Venezia. Dalla seconda metà del 1500 iniziarono a essere disponibili le guide di viaggio cartacee, simili a quelle di oggi.

Alla fine molti stilavano le memorie: infatti sono presenti diari di viaggio, manoscritti originali rilegati, in italiano, inglese o francese. Nello Stato Pontificio il telegrafo arrivò tra il 1852 e il 1853. Esso cambiò il modo di trasmettere i messaggi, fornendo notizie più aggiornate su dove ci si trovava e altro. Antonio ha fornito materiali per una ventina di mostre, ma questa ritiene sia la più importante. L’esposizione è interessante e ben documentata sul viaggiare in Italia in quei quattro secoli: un pezzo di storia da non dimenticare. Mi auguro che sia visitata e in futuro esposta in altre località dell’itinerario lauretano.

Eno Santecchia

11 ottobre 2025

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