È il 1948, al termine di un comizio un operaio, entusiasta dell’oratore del suo stesso partito politico, commenta: “Adè un aratore che non ce n’è ‘n atru! Perdìa, che filaréllu, che vóce, che ‘mbersonatura, ch’occhjatacce, che smanegghjate! Un aratore che vutta ll’afa! E quill’atri ce pòle jì tutti a scòla!” (È un oratore come non ce n’è un altro! Perdinci, che linguaggio sciolto, che voce, che impostazione fisica, che sguardi, che gestualità! Un oratore che riscalda! E gli altri ci possono andare tutti a scuola!).
Claudio Principi

13 ottobre 2025


