Rondini, sisma e ricostruzione

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Quest’anno le rondini sono arrivate tardi. So per esperienza che le rondini tornano verso la metà di marzo, lo dice anche il proverbio: Per San Benedetto ogni rondine sotto il tetto! E allora i pensieri hanno iniziato a frullare nella mente. Avranno avvertito che dalle nostre parti è accaduto qualcosa di terribile? Avranno saputo che il terremoto che ha distrutto i loro nidi e allora non sono tornate nel tempo giusto? Le rondini hanno una loro sensibilità: sapevano che non avrebbero trovato i loro nidi sotto il cornicione della casa, distrutta dal terremoto, ove erano consuete tornare per deporre le uova? Anche loro sono dovute emigrare? Hanno provato il disagio di ricominciare o di doversi trasferire? Occorre trovare un luogo ove ricostruire il nuovo nido, sassetto dopo sassetto, pagliuzza dopo pagliuzza, fiocco di lana dopo fiocco di lana, il tutto tenuto insieme dalla malta trasportata con il becco e bisogna fare presto perché per la rondine femmina è tempo di deporre le uova. Bisogna trovare un fiume dove prendere la malta per il nido e non sarà facile, perché fuori dall’habitat usuale dovranno cercare, impiegheranno più tempo. Poi il nido internamente deve essere rivestito di pagliuzze e anche di qualche fiocco di lana lasciato dalle pecore quando passano accanto a siepi di rovo. Dove sono ora le pecore..? Ricominciare. Non sarà un lavoro facile! Ma la rondine è tenace come i nostri uomini che sono stati costretti a emigrare in cerca di una vita migliore e giorno dopo giorno hanno costruito la casa per accogliere la famiglia, forse lontana dal luogo ove erano vissuti.

Una stessa sorte accomuna uomini e rondini nella speranza di una vita migliore. 

Quinto Del Giudice

1 luglio 2017

                                                                                                          

 

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