PIAZZA MARCONI

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Tratto da Macerata tra storia e storie

di Fernando Pallocchini

 

Piazza Marconi, il sottopassaggio
Piazza Marconi, il sottopassaggio

A Ludovico Censi, il cui nome è sul monumento di piazza Marconi, fu intitolata la sezione maceratese dell’Arma Aeronautica: un temerario eroe pluridecorato. Nacque a Fermo nel 1895 e morì a S. Severino Marche nel 1964. Ebbe una vita avventurosa come pilota al servizio dell’aviazione, poi come diplomatico. L’impresa più famosa cui partecipò fu il raid con altri 7 piloti, sopra Vienna quando, pilotando gli italianissimi “Sva 5”, anziché bombe sganciarono migliaia di volantini tricolori. Avrebbero potuto compiere un massacro, vendicando quello degli austriaci a Padova, Verona, Treviso e Venezia, ma preferirono l’azione dimostrativa ideata da Gabriele D’Annunzio. Il mondo intero applaudì all’impresa, così scrisse la stampa americana: “Trionfa la perizia dell’Aviazione italiana; furono lanciate non bombe mortifere ma parole vivificatrici. E’ un gesto di latinità più che bello, è una delle imprese più splendide di questa guerra.” Ogni piazza dovrebbe avere un monumento, così non è ma piazza Marconi fa eccezione e, in un angolo verde, ce n’è uno inusuale, un’ala di aereo della “Scuola addestramento reclute aeronautica militare”, posta “A ricordo degli uomini e dei reparti dell’Aeronautica Militare Italiana che hanno vissuto od operato nella Provincia di Macerata”. La lapide fu posta dall’Associazione Arma Aeronautica, sezione di Macerata “Com.te Ludovico Censi” e sul basamento fanno bella mostra di sé alcuni stemmi.

Piazza Marconi, il monumento
Piazza Marconi, il monumento

C’è quello della scuola specialisti A.M. Macerata con il motto “Opero silente”; quello del 14° Cram recante la dicitura “Odio perdere”; lo stemma della Saram con ala e costellazione; un altro con su scritto “Virtute siderum tenus”. Un’ala d’aereo è quanto rimasto a Macerata della scuola di via Roma. In piazza Marconi, dove oggi sorge il Convitto Nazionale, esisteva fin dal 1474 la chiesa di Santa Maria delle Grazie, uno dei pochi edifici costruiti fuori dalle mura cittadine, e i maceratesi erano soliti andarci a pregare per invocare la protezione della Vergine contro la peste. Nei primi del ‘500 fu adibita a lazzaretto per la sua posizione isolata ed esposta al sole, dimora obbligatoria per i confessori degli appestati, per i medici e i beccamorti. Nel 1577 venne concessa ai Padri Domenicani che le edificarono accanto un convento, grazie al contributo di 15.000 scudi offerto dalla nobile maceratese Chiara Graziani. Fatto il convento venne eretta una nuova chiesa, più grande, con 9 altari, dove fu sepolto in un magnifico monumento l’Arcivescovo Cenci Bolognetti, Governatore della Marca. Qui dimorarono importanti docenti di Teologia della Pontificia Università; padre Borgetti (cofondatore della Biblioteca Comunale) e padre Gaude (elevato Cardinale da Pio IX). Da una tavola illustrata di Pompeo Compagnoni Floriani del 1661 si nota come fosse disposto il complesso e la sua imponenza. Il disastro avvenne con il saccheggio dei francesi del 1799, la chiesa fu incendiata, riedificata, chiusa e riaperta con alterne vicende. Il Comune la usò come caserma, poi come ospedale per alloggiare i malati di colera, si decise di trasformarla in Scuola Agraria, ci alloggiò Garibaldi e la sua legione, ci tornarono i Domenicani finché, nel 1861, fu chiusa al culto e annessa al demanio statale. Il complesso divenne un unico edificio dietro alla facciata neoclassica ideata dall’architetto Virginio Tombolini e accolse, dopo modifiche apportate dall’ingegnere comunale Francesco Cattabeni, gli studenti del Convitto provinciale. Questi dal 1861 erano nell’ex convento dei padri Filippini, lungo l’odierno corso della Repubblica, che era divenuto insufficiente per cui nel 1875 si trasferirono. A causa dei conflitti la struttura ospitò i feriti della prima guerra mondiale (i convittori furono trasferiti a Palazzo Torri), fu requisita durante la seconda dai militari e subì danneggiamenti per una bomba che esplose nella galleria ferroviaria. Nel ’46 fu riaperta e si ripresero le lezioni che ancora continuano.

continua

 

Foto di Cinzia Zanconi

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