Sforzacosta – Oltre la protesta

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L’Ufficio postale in chiusura

 

sforzacosta

Foto Calavita

 

Anni fa toccò all’Ufficio Postale di Madonna del Monte e a nulla valsero le proteste dei cittadini, i voti unanimi in Consiglio comunale e vuote furono le promesse del Direttore delle Poste. Oggi la storia si ripete. Allora si parlava di un ufficio non a norma e, guarda caso, l’ufficio che lo sostituì fu quello di Colleverde ancora più fuori norma perché impediva l’accesso alle persone diversamente abili. La rucola lottò aspramente ottenendo solamente la messa a norma del nuovo ufficio postale. Oggi si parla ancora di qualcosa fuori norma e con una scusa banale (tutto si può “mettere a norma”) si va a chiudere un ufficio utile a una comunità numerosa e utile anche alle Poste in quanto lavora molto. Questi non vogliono assumere nuovo personale in sostituzione dei pensionandi, per cui chiudono un ufficio per usare il personale altrove. Non è a rischio l’ufficio di Colbuccaro perché impiega un solo dipendente. Il problema è un altro e riguarda l’etica politica finita chissà dove. Le Poste, al pari di altre attività (trasporti, energia, comunicazioni), sono state fin dal loro inizio un servizio di pubblica utilità, pagato con i soldi degli italiani derivanti dalle tasse. Oggi della pubblica utilità importa più un fico secco a nessuno. Gli introiti delle tasse hanno preso da tempo altre vie (altre tasche) e quelli destinati a fini pubblici sono diventati un peso, una quota in più da sperperare. Allora Poste, Enel, Telecom, Ffss non sono più pubbliche ma spa, private e i cittadini, senza servizi, si trovano a pagare tasse, senza più servizi. Solo pagare, sempre pagare: tosati!

Fernando Pallocchini

 

 

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