“Tota”, cammello bottino di guerra

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di Eno Santecchia

 

soldato-con-il-cammelloPiù di un conoscente me ne aveva accennato come un racconto sulla ritirata di Russia… non l’avevano neanche osservato bene! “… E tornammo a piedi” curato da Vittorio Zazzaretta è un volume che raccoglie varie testimonianzeualcunoQ della Seconda Guerra Mondiale, fatto stampare dall’Anmig di Macerata. Simile nella struttura a “Ricordi dal fronte e dalla prigionia” di Nazzareno Mucci e Giovanna Taffetani dell’Assoc. Naz. Combattenti e Reduci di Montappone, hanno in comune la testimonianza del geniere maceratese Ivo Pianesi, classe 1922. Zazzaretta non trascura la Resistenza, la prima testimonianza narra appunto le vicende di Primo Boarelli, partigiano impegnato nella zona di Apiro, San Severino e Matelica. Si legge dell’alpino Mario Cipollari (94enne di Caldarola) in Russia con la divisione Tridentina, sul quale avevo già scritto un articolo. Di Gino Cutini fante di Penna San Giovanni e del caporal maggiore Alfredo Paoli ritornato dalla Germania veramente a piedi; la testimonianza più lunga è quella dell’infermiere Fernando Polci di San Ginesio. Reduci della Provincia di Macerata ritornati dai vari fronti: Russia, Albania, Creta, Africa Settentrionale, dalla prigionia in Sud Africa e dai campi tedeschi come IMI (Internati Militari Italiani). Alpini, fanti, bersaglieri, genieri, radiotelegrafisti e del Carabiniere Giuseppe Latini che, come si diceva nel dopoguerra, “riuscirono a riportare a casa la pelle e a raccontarla”, purtroppo qualcuno coi piedi congelati, una scheggia nei polmoni o coi postumi della malaria. Il volume è una miniera di vicende vissute, ottima base di partenza per approfondimenti. Purtroppo i reduci di quelle campagne sono ormai quasi tutti scomparsi, i sopravvissuti non ricordano più bene, qualcuno ha archiviato subito quelle atroci sofferenze: non ne ha voluto più sapere! Come ho costatato di persona nelle ricerche durate 13 anni per il mio volume “Così sono trascorsi gli anni migliori”, dove ho ricostruito le vicende di mio padre artigliere sul fronte libico, preso prigioniero dagli australiani e portato in India. Dopo innumerevoli perquisizioni e requisizioni, riuscirono a riportarsi a casa ben poco… ma abbastanza: circa 313.000 soldati italiani non rividero più la famiglia. Il volume ha una buona documentazione fotografica, si vedono autocarri (che oggi sembrano trabiccoli) lungo le strade sterrate d’Etiopia, lo sbarco a Creta e soldati in partenza per il fronte con le tradotte salutati dai cittadini: portavano nel cuore gli affetti, ma non immaginavano cosa li aspettava! Come illustrato in tante copertine della “Domenica del Corriere” bel settimanale all’epoca non alla portata di tutti. Al riguardo ricordo l’aviere Giocondo Calamita, il quale mi raccontava di aver letto le copie che gli passava il suo ufficiale, infine si riportò a casa qualche copertina con le indimenticabili tavole illustrate da Achille Beltrame e Walter Molino. E tante curiosità, come l’aneddoto quasi incredibile di un bellissimo esemplare di cammello della Battriana catturato dall’alpino Giovan Battista Bignotti del battaglione “Val Chiese” a un reparto asiatico russo. Il cammello femmina fu chiamato Tota (ragazza in dialetto piemontese) e portato in Italia sano e salvo.

 

 

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