Abbazia di Sant’Urbano

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Un presbiterio rialzato del tutto particolare

s-urbano

 

E’ la Fondazione Carima che si è presa a cuore la diffusione della storia delle 16 abbazie presenti sul territorio maceratese, con la pubblicazione di un bel volume. Una storia che affonda le radici nell’anno mille, e probabilmente anche qualche secolo prima. s-urbano-2Oggi vi raccontiamo dell’abbazia di Sant’Urbano, eretta nel territorio di Apiro. Le prime note su questo tempio risalgono all’anno 1033. Agli inizi del 200 l’abbazia si sottomise a Jesi per proteggersi da Apiro da cui, nel 300, fu attaccata e parzialmente distrutta. La recente sovrapposizione di case coloniche ne ha mutato fronte e fianco destro; mentre la parte sinistra e le absidi presentano colonnine e archetti pensili originali. Per un portale non molto grande si accede a un s-urbano-3atrio quadrato e alla parte anteriore della chiesa che è a pianta quadrata, divisa in tre navate, le due laterali romaniche e la centrale gotica. Al presbiterio rialzato si accede tramite una scalinata. Le devastazioni trecentesche determinarono una prima e ampia ricostruzione e a tale epoca risale il parziale tamponamento della prima campata, la copertura della zona anteriore con volte a botte centrale e crociere laterali, ricadenti su lesene addossate ai pilastri, nonché il s-urbano-4rifacimento del presbiterio, compresa la sottostante cripta, con il rialzamento del tetto della nave centrale e la costruzione delle volte. Il muro di separazione tra le due metà della chiesa fu probabilmente innalzato per sostenere le spinte della nuova copertura e alleggerito con aperture per consentire una parziale visione del pre-sbiterio. Da un’apertura a sinistra del muro divisorio si accede alla cripta, anch’essa suddivisa in tre navate, con altare del 1140 posto di fronte s-urbano-5all’abside. L’abbazia di Sant’Urbano rappresenta un caso di particolare sopraelevazione del presbiterio per effetto della cripta, con la risultante di una maggiore separazione degli spazi tra clero e fedeli, caratteristica propria dell’architettura romanica delle Marche.

F. Pallocchini

 

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