Tabocchini in mostra al Caffè Venanzetti

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Sedici scatti dalla Bohéme

di Ken Russel e quella

di Leo Muscato

 

tabocchini-bohemeIl Caffè Venanzetti espone nelle sue vetrine, dopo la Collezione Signorelli, sedici immagini del fotografo Alfredo Tabocchini, noto professionista maceratese che da un trentennio fotografa tutti gli spettacoli nell’Arena Sferisterio.

Il suo archivio è una impressionante documentazione del lavoro complesso che porta alla costruzione e alla mise en scene dello spettacolo.

Alfredo ha una capacità di sintesi e una sua ironia specifica che gli permette di evidenziare negli sguardi, nei gesti degli operatori tutte quel repertorio di comportamenti, ansie e tensioni che caratterizzano quel progetto collettivo chiamato spettacolo.

Su suo suggerimento la scelta della mostra è caduta su due allestimenti de La Bohéme di Puccini che l’hanno particolarmente colpito: quella di Ken Russel del 1984 e l’altra di Leo Muscato del 2012.

Tra le due rappresentazioni sono passati quasi trent’anni e ognuna racconta a modo suo la straordinaria attualità e contemporaneita di questa opera, tra le più rappresentate in tutto il mondo.

Ken Russell cambia il periodo storico ad ogni atto: il primo è quello descritto dal romanzo, nel secondo atto ci troviamo a ridosso della prima guerra mondiale, nel terzo durante l’occupazione tedesca nell’ultima guerra e infine il quarto atto nei giorni nostri( del 1984!).

Leo Muscato ha spostato l’epoca di rappresentazione, optatando per un sessantotto parigino stridente di colori e effervescenze di ogni tipo.

La mostra prevede due immagini ciascuna per ogni atto: una visione di assieme e un particolare.

La “Bohéme” ha attraversato la storia del festival d’opera dello Sferisterio. Una linea unisce il 1984 di Ken Russell e il 2012 di Leo Muscato: il collante è la genialità dell’allestimento.

Quattro epoche, dall’origine fino agli anni Ottanta segnati da una droga devastante come l’eroina, con Mimì che muore in palcoscenico per overdose, per la storica “Bohéme” di Russell, un visionario come pochi nella storia delle arti.

Il Sessantotto, con le sue utopie e i suoi sogni infranti, i suoi miti e i suoi fragili eroi per la versione di Muscato, che – insieme ad altri allestimenti del regista pugliese – è stata premiata come miglior spettacolo dell’anno dalla giuria dell’Abbiati, il principale riconoscimento per chi fa teatro d’opera in Italia.

Su questa traccia si innesta, chiudendo il circolo virtuoso, la sapienza dello scatto di Alfredo Tabocchini, che restituisce la vita di opere che di vita hanno parlato al pubblico.

La mostra è a cura di Enrico Pulsoni e Pierfrancesco Giannangeli, Accademia di Belle Arti di Macerata/dipartimento di scenografia, si tiene presso il Caffè Venanzetti dal 29 luglio, con inaugurazione alle ore 19.

 

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