Lassù, in alto… alto medioevo

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di Medardo Arduino

treia-campanile

 

Siamo a Treia, scorcio della via che porta al duomo, certo lo devi sapere che cosa apparirà nel cerchio, altrimenti non ti viene l’idea di aguzzare la vista per scorgere una pietra scolpita (foto 1). Questa cittadina al turista offre il gioco del bracciale, la statua di Iside del tardo impero e poi, con un salto nel tempo incredibile, l’abbassamento barocco del piano della piazza principale realizzato per risolvere i problemi di trazione della carrozza del Cardinal Grimaldi. Della Trea romana ci sono fugaci visioni dalle foto dell’università di Gand e poi il rilievo di una strana cinta muraria ovoidale, sovrapposta al reticolo romano, che il famoso trejese Lanzi effettuò ai tempi suoi. Anche a Treia il buio di quel lungo periodo nel quale la cittadina fu Montecchio? Pare di sì. Eppure… perché se oggi c’è un museo archeologico che aspetta di essere riempito di reperti, si lascia nel più assoluto anonimato e anche, permettetemi, indifferente abbandono, una coppia di sculture che invece testimoniano una presenza non da poco in quell’alto medioevo che non si vuole accettare? Va da se che cercherò in ogni modo, come cittadino anche se non nato qui, di sensibilizzare le Autorità alla questione della conservazione delle memorie cristo-pantocratorestoriche che sono il nostro patrimonio anche economico considerando l’aria che tira. La pregevole scultura (foto 2) rappresenta un Cristo pantocratore, realizzato da buona mano e non certo come capriccio retrò nel XIII secolo! Se qualcuno pur di conservarlo lo ha messo così in alto, non è il caso che mi si dica perché lassù non corre il rischio di essere manomesso o peggio sbattuto nei sotterranei di una Soprintendenza. Io credo all’effetto demolitore degli agenti atmosferici e dell’inquinamento, non credo a queste pigre scuse banali e tantomeno a comportamenti apatici delle autorità preposte alla custodia e tutela del nostro patrimonio culturale. Non è che al mercato dei pataccari si possano trovare statue di un passato Romeo e Basiliano come quella che resiste lassù, sul campanile.

Fruire di capolavori antichi e rari è un diritto, non solamente per la nostra comunità ma anche per il mondo intero, così come la loro conservazione è un dovere per gli amministratori e per i funzionari a questo preposti. E’ così evidente la presenza (nascosta) dei Franchi sul territorio piceno che mi viene spontanea una domanda: perché è così negativo poter documentare e affermare che qui la storia non si è mai fermata? Anzi…

 

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