Dell’Italia corrotta

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Realistica rappresentazione

del Satyricon

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Dal poeta Petronio al cinema di Fellini e Polidoro, passando per altre parodie filmiche, mai come sulla scena politica attuale il Satyricon è stato tanto realisticamente rappresentato. E dire che per diventare degli statisti (di cui l’Italia conserva nobili ricordi) oggi sia sufficiente essere accettati a corte presentando l’offerta più sfacciata. Tutt’ora vividi gli echi dei cortigiani supplichevoli per farsi invitare a corte e cibarsi a scrocco, altrettanto semplice la corruzione dei giovani al loro primo ingresso in società. Il Satyricon di Petronio (I sec. d. C.) satireggiava sui costumi corrotti dei regnanti; oggi la realtà su cui si creano parodie è ancora quella delle istituzioni politiche disoneste e fameliche. Desta preoccupazione il messaggio che passa attraverso le bocche di costoro: avidità e una conseguente e onnipresente volgarità. Premonitrici le scene del Satyricon felliniano. Durante la cena di Trimalcione, i banchettanti si pascevano primitivamente di cibo, accompagnati da donne discinte e sguaiate e da altre sgraziate e sudice, con loro anche due grossi maiali che partecipavano al rito dionisiaco. Piatto forte della cena cinematografica: un maiale gigante, servito intero senza essere ripulito delle interiora; la bestia al vapore veniva squarciata a tavola per prelevarne interiora ed escrementi e servirne in un grosso vassoio. Era l’iperbolica rappresentazione di Fellini, ora è la realtà né immaginifica né ingigantita. Quel putridume scenografico che simboleggiava una classe politica marcia è presente oggi in tutti i suoi colori ed è il biglietto da visita di una dirigenza disgustosa, maleducata, sciocca, arricchita. Essa è adorante dell’unico principio che conti, cioè il denaro e del modus vivendi da zoticoni che ne consegue. E’ altresì vero che nell’antichità la figura di Trimalcione, il padrone di casa nel Satyricon, raffigurasse colui che sconfiggeva la morte godendo della vita nell’espletazione delle più elementari funzioni. A parte la scontata accettazione di un’esistenza sana e gioiosa, ciò che infastidisce è il perpetuarsi di comportamenti improntati ai facili guadagni e a qualsivoglia bassezza. Le cariche pubbliche, oggi, sono diventate una sorta di “Purgatorio” per accedere al “Paradiso” dove fannulloni, ignoranti, faccendieri trovano una loro “giustizia”. Siamo davanti a una sorta di Inferno dantesco rovesciato! E l’inferno vero chi ospita? Nelle bolge c’è rimasto solo il popolo che paga per conto dei potenti e piccole proiezioni dei governanti prima che vedano il felice esito dei loro raggiri.

Raffaella D’Adderio

 

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