La meglio gioventù a teatro

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di Raffaella D’Adderio

pergiorgio-bellocchio

 

Anna Della Rosa lei, Pier Giorgio Bellocchio lui: brillano sul palco del teatro Lauro Rossi di Macerata volando leggeri sul testo Zio Vanja di Cechov come se fosse il loro pane quotidiano. anna-della-rosaUna recitazione vera e mai ridondante sotto la guida del regista Marco Bellocchio. Ci dice Anna Della Rosa: “Bellocchio guida gli attori con una delicatezza e un garbo rari; è un regista attento e disponibile”.

Come ha diretto voi attori per la messinscena di Zio Vanja?

“Ha insistito sul fatto di riuscire in una recitazione discreta, cioè in una performance mai sopra le righe ma che avesse con sé un nocciolo di verità”.

Anna, lei è un’attrice giovane che vanta un nutrito curriculum, quale tra le sue esperienze teatrali vorrebbe menzionare?

“Ho avuto il privilegio di essere diretta dal magnifico Toni Servillo ne La Trilogia della Villeggiatura”.

Siamo abituati ad apprezzarlo in veste di attore istrionico, che regista è?

“Essendo prima di tutto un attore, ha una grande capacità di comunicare con gli attori e si impegna per tirare fuori il meglio da ogni interprete. Seguirlo è una esperienza meravigliosa

perché è un professionista di grande cultura e talento e lavora con una passione e una serietà esemplari”.

Lei è la ragazza esangue ne La Grande Bellezza di Sorrentino, film ora candidato agli Oscar, che esperienza è stata?

“Inutile dire bellissima, ho avuto l’onore di lavorare in questo film corale con tanti attori di grosso calibro e con Sorrentino che sul set ha un’efficienza straordinaria e un’umanità enorme”.

Anna Della Rosa è bravissima nei panni della delicata Sonja, la nipote di zio Vanja e lei stessa prima dello spettacolo ce l’ha così descritta: “Sonja è una ragazza timida, che non cerca mai di sovrastare gli altri, pur tuttavia è molto determinata”. L’attore Pier Giorgio Bellocchio lo ricordiamo in film che hanno raccontato con successo scottanti vicende della storia italiana come Buongiorno Notte, Vincere, Bella Addormentata e in altri ancora. Dal vivo è un po’ Johnny Depp e un po’ il timido Mr. Wisley di Becoming Jane. In scena è un gladiatore nel ruolo centrale del dottor Astrov, che dà uno scossone agli equilibri stantii della famiglia dello zio Vanja. Una parte brillante, ma anche di forte tensione emotiva per i sentimenti contrastanti che deve restituire in modo veritiero col suo personaggio.

Pier Giorgio, per lei cosa vuol dire lavorare con un regista come Bellocchio, a prescindere dal rapporto parentale che vi lega?

“E’ un’esperienza formativa mai scontata, lui dirige sempre in modo particolare e qualunque attore ne esce migliorato”.

A teatro come al cinema?

“Sul set è maniacale e perfezionista, ma disponibile a raccogliere gli stimoli che nascono durante il lavoro. A teatro lascia agli attori maggiore libertà perché c’è sempre un margine per l’improvvisazione; il cinema ha un linguaggio diverso quindi è normale che il regista guidi in tutto e per tutto gli attori”.

Lo spettacolo Zio Vanja che state portando nei teatri italiani quale esperienza è per lei?

“Unica e fortunata. Si impara molto da tre registi come mio padre e i due attori protagonisti con me in scena, Placido e Rubini”

Per quale ruolo si sente più tagliato?

“Per quello che interpreto ogni volta”.

E nei panni del dottor Astrov di Cechov come si è trovato?

“Mi piace molto interpretarlo. Certo, i personaggi di Cechov non sono mai facili e quello di Astrov è un ruolo particolarmente impegnativo che richiede molto lavoro sia nella fase di studio sia in scena dove ha tantissime battute”.

Che atmosfera si vive ad avere come compagni di tournée Michele Placido e Sergio Rubini?

“C’è un sano spirito di gruppo e loro due sono molto divertenti”.

 

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