Come si pubblica una notizia

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Dal Direttore una risposta a margine

della polemica sui Franchi

 Franchi

Un giornalista serio, prima di pubblicare una notizia (verba volant scripta manent) la verifica. Nel caso di ricerche storiche i testi arrivano in redazione corredati da ampie documentazioni e, per pubblicare il tutto, non basterebbero le 28 pagine de La rucola. A questo punto c’è il compito, a volte arduo, della redazione che, senza svilire il testo originale e senza appesantimenti per offrire una lettura agevole, deve sintetizzare la notizia in modo da renderla il più coerente possibile con il testo originale. In genere riusciamo a stipare tutto in una pagina, confidando che il lettore prenda per buono quanto legge in base alla nostra lunga militanza giornalistica condotta senza sbavature e nella massima correttezza riguardo i contenuti. In questo caso (e lo vedrete nelle prossime pagine) facciamo una eccezione perché viene messa in dubbio la nostra buona fede e quella di un personaggio preparatissimo quale è l’architetto Medardo Arduino. E’ bene chiarire che non ce l’abbiamo assolutamente con il nostro affezionato lettore Umberto Prenna, che ha sempre avuto la nostra stima e la nostra amicizia, ma questa volta lo utilizziamo come spunto per chiarire in che modo vengono condotte le ricerche su un tema a noi molto caro (perché cerchiamo di vedere il futuro del territorio) ma deriso da tanti maceratesi per superficialità e disinformazione (in troppi commentano su tutto senza aver letto alcunché), compresi molti cattedratici, dai quali ci si aspetterebbe una visione più accogliente, certamente meno miope, delle ricerche sulla presenza dei Franchi nel territorio Piceno. Qui a lato abbiamo inserito una foto di Berniquaut che parla da sola… è una cima brulla e desolata senza alcun castrum ma con del pietrame a testimoniare la presenza in tempi passati di un chiuso per pecore, suddiviso in tanti piccoli stalli. Per quanto riguarda Villa Pinta, avendo il Direttore abitato per un po’ a Colbuccaro, si può essere certi che c’è via Pinto, vetusto toponimo, al cui numero 5 insiste una scuola! Giusto per dire che esiste e che non è una idea campata per aria e che non serve un volo pindarico ma basta una semplice passeggiata per arrivarci.

 

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