Specchio, specchio delle mie brame…

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di Raffaella D’Adderio

 lo-specchio

Chi è il più bello del reame? Come a dire il più in vista dell’impero politico. In tal senso, è una lotta: tutti i politici nostrani fanno a gara per primeggiare e farsi notare, anche per cose per cui sarebbe opportuno rimanere nell’oblio. Ma del resto, il passo dalla vanità all’avere inclinazioni verso azioni malevoli solo per l’autocelebrazione di sé è noto tra i politici. Se ci chiedessimo chi tra essi sono le “cenerentole” e chi le “streghe cattive”, avremmo forti dubbi. Le fiabe sono sempre servite a creare stereotipi indiscutibili, icone intoccabili di chi rappresenti il bene e chi il male, per essere educative, per non lasciare alcuna difficoltà di discernimento ai piccoli. La politica adotta esattamente il processo inverso, fa di tutto per confondere bene e male e rendere labili i confini tra l’uno e l’altro. A tale scopo si prestano le facciate buoniste e perbeniste dei dirigenti in doppiopetto. Fondamentale è apparire buoni, belli (nel loro caso solo tirati a lucido) e soprattutto vincenti, ricchi, fortunati con le donne, mai con le occhiaie per aver passato la notte sulle scartoffie. Cose che in politica dovrebbero apparire superflue mentre sono l’unico biglietto da visita di una compagine politica demotivata e scoraggiante. Militanza politica, competenza, serietà, abnegazione per il proprio lavoro sono nel dimenticatoio. Dare nell’occhio e sovraesporsi mediaticamente: queste le linee guida. Magari questa fiera delle vanità potesse chiamarsi culto dell’estetica, che ha un valore indiscutibile. La ricerca della “bellezza” riporterebbe alla luce buone azioni, manovre politiche efficaci, salute e istruzione alla portata di tutti, città curate e pulite, musei e monumenti tenuti benissimo, arte e cultura come pilastri identitari della società. Il concetto di “bello” ha in sé un concentrato di armonie, di riflessione, di rispetto per se stessi e per l’ambiente, di decoro, di musicalità in senso lato. Ma il circuito politico oggi finisce nell’unica sua canalizzazione: ostentazione sgraziata, platealità delle azioni, spacconeria nei comportamenti, vanteria ingiustificata. Cosa più pericolosa: questo stile di vita ha fatto già troppi proseliti tra gli italiani.

 

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