Intervista a Maurizio Boldrini

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La scuola normale del Minimo Teatro

Maurizio-Boldrini


La Scuola di Dizione Lettura e Recitazione del Minimo Teatro, fondata e diretta da Maurizio Boldrini, in questi giorni accoglie le adesioni dei nuovi allievi che frequenteranno il 32° anno di corso 2014/15, il quale inizierà la prima settimana di novembre e si concluderà a giugno. In otto mesi gli allievi apprenderanno i “fondamentali” per esprimere il teatro del loro essere, attraverso indicazioni magistrali che, combinandosi fra loro, faranno progredire la conoscenza personale.

 

Maurizio Boldrini, come definirebbe la scuola che dirige da tanti anni?

Una scuola normale, che può apparire un lusso, poiché ci si sta abituando a  istituzioni scolastiche ridotte a “diplomifici”, tese esclusivamente a riprodurre se stesse. Invece, al Minimo Teatro, i docenti-Maestri, affrancati dal dover essere ripetuti per un voto diplomatico, possono cantare liberi le loro strategie operative, le loro immaginazioni visionarie, che trovano finalmente coscienze e corpi disposti a provarle, a combinarle, a superarle se possibile. 


 

Qualche nome dei “suoi” maestri?

L’elenco sarebbe troppo lungo, qualche nome per esempio: Artaud, Bene, Calvino, seppelliti sotto quintali di carta scritta da professoroni che sanno tutto o credono di sapere tutto su loro, così che ci scrivono voluminosi trattati e poi obbligano ignari studenti a ripetere ciò che loro hanno frainteso e scritto. Ma quanti di loro saprebbero tradurre in prova la “leggerezza” di Calvino? Quanti saprebbero misurare una trascolorazione espressiva attraverso gli esempi di Carmelo Bene? Quanti saprebbero come liquidare la maschera-personaggio attraverso gli scritti di Artaud? Alla Scuola del Minimo Teatro si rendono applicative in combinazione le loro indicazioni mirabili.

 

Semplice se si sa cosa e come.
Semplice, ma complicato per chi non sa dove mettere le mani!


Già, la questione, in definitiva, è solo questa: oggi ci sono troppe persone che svolgono il ruolo di “produttori” di saperi e cose, che, col potere di una tecnica, riproducono la tecnica fregandosene del sapere, delle cose, delle persone. Ci sono insegnanti di recitazione che nemmeno sanno riconoscere l’abc di un verso, però fanno recitare, recitano e spacciano. O peggio, superspecialisti di un poeta o di un filosofo, che scivolano rovinosamente sulla buccia di banana, e invece che dire “Scusate, ho fatto una mossa falsa”, presuntuosi si rimettono goffamente in piedi, pronti ad affermare che non sono caduti. Pochi, oggi, sanno fare il pane, però le tecnologie e i tecnocrati, che riproducono i surrogati del pane, dettano la legge e la scomparsa del pane. Un panettiere, che oggi trattiene la semplice arte del fare il pane, è un santo o un poeta suo malgrado, perché lui è solo “normale”, è un panettiere, anche se superstite.


 

E’ possibile iscriversi alla Scuola di Dizione Lettura e Recitazione per tutto ottobre presso la sede del Minimo Teatro in borgo Sforzacosta 275,  Macerata, telefono 0733 201370.

 

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