Ciclisti e pedoni… non fate a spintoni!

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di Forza Rata

  ciclisti e pedoni 1

Il mondo è in continua evoluzione e anche Macerata si adegua. Passando per Sforzacosta ho notato disegni stravaganti sul marciapiede, quelli che vedete in foto, al che ho arguito che oggi anche le biciclette possono, in qualche modo, transitarvi. Cercando tra i file della memoria mi sono ricordato che il marciapiede è uno spazio sopraelevato, posizionato al fianco di una strada, riservato al transito e allo stazionamento dei pedoni. In effetti la parola deriva dal francese marche à pied (cammina a piedi); sempre cercando tra i file della memoria mi sono anche ricordato che nei quiz per prendere la patente era scritto che è riservato ai pedoni e che barrando la casellina “anche per ciclisti” l’esaminatore considerava la risposta errata. Oggi non è più così? A Sforzacosta pare di no, anche se a ben guardare il pedone disegnato non cavalca la bici per cui potrebbe anche significare che deve portare la bici a mano, camminando. Intanto che sono assorto nelle mie elucubrazioni (oggi si direbbe seghe mentali – stiamo sempre più involgarendo) nella strada, a me di fianco, il traffico si è bloccato e un autista, innervosito, sta suonando il clacson a tutto spiano. Un anziano, evidentemente scocciato, gli bussa al finestrino, quello lo abbassa per sentirsi dire, in modo cortese: “Imo capito che lu clacchesonne te funziona, adesso è ora che pròi li fari!”. Non faccio in tempo a sorridere,  ciclisti e pedoni 2divertito, che arriva in velocità un ciclista felice. Da cosa ho capito che è felice? Semplice: ha i denti pieni di moscerini! Entro nel bar per un caffè e mi metto ad ascoltare i discorsi di due strambe persone: sicuramente pensionati, certamente vetero comunisti, accalorati nella loro discussione. Uno chiede all’altro in un botta e risposta continuato: “Se tu avessi due ville di lusso, che ci faresti?” – “Ah, una a me e una al partito!” – “E se tu, invece, avessi due appartamenti?” – “Senza dub-bio, uno a me e uno al partito!” – “E due automobili?” – “Lo stesso, una per me e una al partito!” – “E due motorini?” – “O, e che me stai a fa’, l’interrogatoriu? Sempre unu a me e unu a lu partitu!” – “E se tu avessi due biciclette?” – “Ah, quelle ce l’agghjo e me le tengo strette!” – “E te va pure vè’ perché adesso ce poli ghj anche su lu marciapiede!” Potenza della bici… di proprietà. Esco dal bar, davanti a me camminano due ragazzini appena usciti da scuola che parlottano tra loro: “Tu che dici, quanto è lontana dall’Italia la Cina?” – “Secondo me non tanto…” – “Ma sei sicuro? Te lo ha detto il maestro?” – “No, il mio vicino di banco è cinese, mi ha detto che viene dalla Cina e lo vedo che arriva tutti i giorni a scuola in bici…”. Il discorsetto non fa una grinza e non ammette replica alcuna. Camminando sono arrivato quasi in fondo alla via, dove c’è una bottega che ripara e vende biciclette, lì di fronte alla vetrina, ferma sul marciapiede, vedo una signora un bel po’ grassoccia, pensosa, che mi sembra abbia bisogno di aiuto. “Le occorre qualcosa?” chiedo gentilmente, mi risponde: “O no, grazie… è che il medico di famiglia mi ha detto che per dimagrire devo fare esercizio fisico, ma gradualmente, così per oggi mi accontento di guardare le bici!” Sarà colpa della pseudo pista ciclabile?

 

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