Il rosso fiore della violenza IX puntata

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di Matteo Ricucci

 pag.-5-bomba a tempo

Il fatto poi d’essere figlia di un ex repubblichino di Salò non lo impensieriva affatto, poiché quasi tutti quei ragazzi ch’erano lì davanti a lui, avevano avuto il proprio genitore o i propri nonni più o meno coinvolti nel passato regime fascista. A lui interessava il loro personale impegno politico e non quello dei loro parenti. “Sia chiaro che la vostra appartenenza a questo collettivo sarà vagliata at-tentamente per ognuno di voi: noi non giocheremo ai soldatini di piombo, siatene certi. Qui non ci saranno discriminazioni di classe, perché non ci saranno più classi tra noi per cui sarà necessario valutare anche il grado di spersonalizzazione dal vostro stato sociale, affinché non si continuino nel nostro ambiente a tenere atteggiamenti elitari non permessi. Ripeto, per chi non ne fosse ancora del tutto convinto, che l’imperativo morale della segretezza più assoluta dovrà essere presente nella vostra coscienza in ogni istante della vostra militanza: chi tradirà pagherà con la vita!” I neofiti provarono un brivido di freddo e, muti, si fissarono l’un l’altro. Poi a un cenno di Alberto, uscirono dalla stanza in perfetto silenzio. Superato il primo momento di stupore, Angela si sentì pervasa dalla frenesia del fare e, come ogni neofita, fu solerte e piena di buona volontà. Partecipò agli addestramenti militari in un campo segreto in cui erano guidati bendati dai membri anziani. Imparò a usare ogni tipo di arma e, con solerzia, ogni tecnica di difesa personale. Fu allenata a smontare e rimontare, a occhi bendati, ogni tipo di arma, a prendere confidenza con bombe a mano, a confezionare con celerità bombe molotov. Le loro famiglie non nutrirono mai il minimo dubbio sul dove e sul come i propri figli trascorressero il loro fine settimana, poiché esse li sapevano in viaggio per motivi turistici. Comunque quello degli spostamenti e delle assenze dalle loro case non era mai stato un problema per certi genitori borghesi, i quali null’altro volevano dai figli se non la libertà di poter disporre di se stessi. Angela mai avrebbe immaginato quale sarebbe stata la prova riservata a lei. Una sera fu convocata dal consiglio direttivo del collettivo: “Compagna sei stata convocata perché abbiamo deciso di affidarti una missione importante dal cui esito valuteremo la tua preparazione sia tecnica sia ideologica. Tu sai che nessuno qui ti ha rimproverato il passato repubblichino di tuo padre, ma per stabilire il grado del tuo distacco dall’ambiente familiare e, in special modo, dalle sue convinzioni politiche, abbiamo deciso che tu collocherai una bomba a tempo nello studio di tuo padre. Angela impallidì dalla sorpresa, ma non batté ciglio: “Io temo soltanto per la vita di mio padre, ma non per le sue cose. Se mi ordinate di far saltare il suo studio, lo farò!” Rispose con freddezza. Dopo circa una settimana Katia telefonò avvisandola che il pacco era pronto. Il momento tanto temuto era giunto. Verso le cinque di pomeriggio di quel giorno s’incontrò ai giardini pubblici con l’amica la quale appena la vide fu lesta a consegnarle un involucro non più grosso di un pacchetto di sigarette. La guardò ed ebbe compassione di lei: “Sei pallida come un cadavere! Se tuo padre ti vedesse in questo momento, non ci metterebbe tanto poi domani a collegarti all’esplosione. Adesso calmati! Senti, ora andiamo al Bar Centrale e ci prendiamo un buon gelato. Un’ora prima che tuo padre chiuda lo studio, lo andrai a trovare con la scusa che ti accompagni a cinema: al Flora danno un bel film sulla resistenza. Collochi la cosa in un posto qualsiasi e del risultato non ti preoccupare: è regolato per mezzanotte. Tuo padre si dovrà per forza rinnovare lo studio. Tutto si risolverà nel fastidio di qualche giorno d’inattività. Per i danni non ci pensare, provvederà qualche assicurazione. “Io ho paura, ho tanta paura Katia! E se scoppia prima?” – “Non ci pensare, è meglio. Io ti ho avvertita che è una faccenda seria: per amore in queste cose non ci s’immischia. Ormai ci sei e vedi di fare del tuo meglio. La prima volta è sempre così. D’altronde se lo scopo che ti ha spinto a entrare nel collettivo, è quello di far breccia nel cuore di Alberto, questo è l’unico mezzo che hai”. Andarono al Bar Centrale e si misero a sedere a un tavolo d’angolo. Il locale era gremito di gente di ogni età, ma la maggioranza era costituita da bambini golosi che strillavano a perdifiato nella spasmodica attesa del proprio gelato. Angela non poteva fare a meno di pensare alla spaventosa eventualità che la bomba potesse scoppiare da un momento all’altro.

continua

 

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