La terra che non c’è

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di Medardo Arduino

 p-20-Verdun_Treaty_843

 

Anno del signore 843, a Verdun si stipula il trattato che formalmente innesca la nuova storia degli stati nazionali in Europa. Non sono passati neppure trent’anni pieni dalla morte di Carlone imperatore che già i suoi tre nipotastri hanno distrutto il paziente lavoro iniziato da Pipino il Breve per ricostituire l’antico impero romano dei Cesari. Il trattato in originale non esiste più, ma da quanto i trascrittori fanno dire a Nitardo e ai pochi cronisti coevi che ne hanno parlato, l’Europa Carolingia (quella che noi ora dovremmo ricostituire anzi allargare) è già bella e tripartita nel Regno dei Franchi occidentali (che sarà la Francia che conosciamo) nella Lotarigia e nel Regno di Ludovico il Germanico poi Sacro Romano Impero d’occidente. Già dalla metà del 1800 i cartografi storici hanno ben definito i confini dei tre regni. Per chi segue le ipotesi originali di don Carnevale e gli esiti delle mie ricerche sulla Francia Salica Picena non potrà fare a meno, osservando anche distrattamente una delle tante cartine, che nella geografia della spartizione mancano le Marche. (vedi ad es fr.wikipedia.org/wiki/Traité_de_Verdun#/ media/File:Verdun_Treaty_843.svg) Niente di grave direte, le Marche sono dei Longobardi e perciò non c’entrano, dovrei smentirvi perché c’entrano visto che Carlone sconfigge Desiderio e diventa Re dei Longobardi, quindi è terra sua. Ma questa storia dei Longobardi e del ducato di Spoleto che ingloba Le Marche è una storia fasulla messa in giro dopo il 1400 dagli storici papalini: le Marche erano le terre personali dell’imperatore, intorno alle quali pascolavano le greggi dei pastori dai lunghi bordoni (i Longobardi appunto). Lo strano, appunto, è che la storiografia papalina vuole che le Marche facciano parte del “ducato” di Spoleto, luogo che nessuno dei “Re” longobardi negli editti indica come ducato bensì come territorio (finis spoletanis) quindi luogo di pascolo e non già di autorità Ducale. Allora come la mettiamo con l’unica terra che non compare nel trattato di Verdun? Conosciamo per certo che al tempo di Federico I Barbarossa, qui comanda il Papa Re, ma poco prima (tempi storici) nel 962 Ottone I il grande viene incoronato con una sfarzosa cerimonia ad Aquisgrana in val di Chienti nella “Basilica chiamata Cappella” (l’Annunziata a Montecosaro). Il significato simbolico dell’incoronazione nella basilica imperiale doveva essere importantissimo tanto che il Barbarossa la riprenderà trasferendola a Bad Aachen nella cappella iniziata a costruire dallo Zio. In che modo e per quali vie le terre Carolingie diventeranno il pezzo pregiato del dominio del Papa Re, resterà probabilmente nel campo delle opinioni. La mia è che, proprio perché terra personale del Carlone, le Marche siano restate un “indiviso” in comproprietà fra i nipoti e, prive di un controllo diretto, fagocitate dal Papa circa come Berlino nella II guerra mondiale: pur essendo la città in territorio d’occupazione russo, venne divisa fra i cobelligeranti. Questa possibilità spiega sia i tentativi di Barbarossa che quelli di Federico II di contendere al Papa senza successo le terre del loro ascendente.

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