CORSO MATTEOTTI

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Tratto da Macerata tra storia e storie

di Fernando Pallocchini

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Nella parte più nobile, la mediana, di corso Matteotti è facile osservare gruppi di persone intrattenersi con il naso all’insù in ammirata e stupefatta contemplazione. E non per guardare la ragguardevole opera del Bazzani (il biancheggiante e maestoso Palazzo degli Studi) bensì una dimora di dimensioni meno importanti ma più antica di quattro secoli, risalente al 1535 e disegnata dal Torelli. E’ il Palazzo Mozzi, divenuto Palazzo Ferri e affettuosamente chiamato Palazzo dei Diamanti per via della sua facciata. Questa si sviluppa su tre piani e mentre i primi due sono tempestati da scacchi di marmo bianco lavorato a bugne appuntite, il terzo presenta blocchi più morbidi, a forma di cuscino. Sono le stesse bugne che ornano portali e finestre e il tutto viene alleggerito da finti balconi e ballatoi che creano effetti unici e sorprendenti. Si può affermare che corso Matteotti, non con questo nome e nemmeno con un percorso precisamente identico all’attuale, sia sempre esistito da prima della nascita ufficiale di Macerata. Infatti nel cuore del “Castrum” e di fianco ai resti di quella che era stata la “Domus rusticazionis” di romana memoria, già si snodava tra le case una strada. Nel corso del 1200 sopra la villa romana venne eretta la chiesa di San Francesco poi trasformata nell’attuale Palazzo degli Studi. Nel 1561 la nostra via venne sistemata e assunse il nome di “Strada grande”, almeno fino al 1700 quando fu denominata in svariati modi, da “via di San Francesco” a “via delle Botteghe”, o anche “via dei Mercanti”. Ulteriore battesimo nel 1864 quando fu, ufficialmente e solo per ventiquattro anni, “Via del Commercio”. Infatti nel 1888 cambiò ancora in “via Giordano Bruno”, nel 1926 in “via Regina Margherita” e nel periodo della Repubblica di Salò venne intitolata a Guido Pallotta. All’attuale denominazione di “corso Matteotti” si arrivò solamente nel dopo-guerra.

continua

 

Foto Cinzia Zanconi

 

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