Miracolo, fantascienza?

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Sanseverino nella Marca di Ancona non era più, nella seconda metà del XVI secolo, una munita fortezza ma una città di pace e di discreto benessere. Nel corso dei secoli gli abitanti era scesi dal colle di Castello e avevano costruito poco lontano dal Potenza nuove case, una piazza meravigliosa e amplissima in cui si mercanteggiava e si correva il palio, e portici ariosi ove passeggiavano le dame della numerosa e ricca aristocrazia. Si aggiunsero larghe strade selciate, palazzi solidi ed eleganti, chiese a profusione.

 

L’antefatto

A oriente del tratto di mura della città che dalla porta San Francesco scendeva fino a valle, tal Luca di Ser Antonio possedeva un piccolo podere coltivato a vigna. Nel 1560 in un pilastro del cancello di entrata aveva fatto dipingere dal pittore Giangentile di Lorenzo di M° Alessandro una devota figura di Maria col Bambino in grembo. La Vergine fu rappresentata seduta in trono in atto di presentarci il Figlio, il quale con la mano sinistra regge il globo e con la destra sembra benedire. Ai lati erano raffigurate le immagini (andate perdute) di S. Sebastiano e S. Rocco, patroni contro la peste; sotto vi era la legenda: “In te Domine speravi non confundar in aeternum”. La contrada era malfamata e i rari viandanti passavano frettolosi su per lo scosceso viottolo che portava al Castello, pregando la Vergine che li proteggesse.

 

Il fatto

Da diversi anni i sanseverinati si erano abituati a vedere quel vecchio muro e quella rustica immagine ma nel 1584 accadde un fatto straordinario che scosse la tranquilla vita locale. Infatti nella notte che precede la festa di Sant’Antonio Abate, tra il 16 e il 17 gennaio, moltissimi “lumi” prodigiosi apparvero sopra quella umile pittura che, in breve, sarebbe diventata famosissima.

 

Le prime testimonianze

Spettatori stupiti e testimoni entusiasti ne furono i contadini dimoranti sulle colline dirimpetto a Sanseverino e gli abitanti del Castello. I primi avvistatori dei “gran splendori in aria” furono Simone Scialati e sua moglie Polisena, che levatisi quella notte per impastare il pane, aprendo le imposte della finestra della loro abitazione, situata nel quartiere di S. Francesco, videro l’inconsueto spettacolo e pensarono che fosse scoppiato un incendio. Quella stessa notte Anton Maria di Berno, un contadino di Serripola, località situata in posizione elevata dalla quale si ammira un vasto panorama di Sanseverino, levatosi tre ore prima dell’alba vide dalla finestra di casa “molti lumi in modo lampeggianti” provenienti da diverse direzioni e “in mezzo di essi lumi vedea non so che di splendente”.

 

La notte successiva

La notte seguente Bernardino di Santoro da Colleluce, abitante in una palombara situata di fronte alla Pescara (ndr: luogo ove era l’immagine sacra), mentre andava a prendere  la  paglia per il governo  del bestiame, notò con stupore una tale moltitudine di lumi come stelle ed anche due raggi che da quel luogo si levavano verso il cielo. Né mancava il racconto di chi, in quella notte, incamminatosi verso Parolito, villaggio poco lontano dalla città, ammirava uno splendore che le mura di Sanseverino apparivano vivamente illuminate. Dei cacciatori che approfittando delle tenebre erano andati a catturare tordi con la lanterna furono disturbati da quella luce straordinaria e dovettero abbandonare la caccia.

 

I primi commenti

È facile immaginare la meraviglia e pure i commenti suscitati dalla notizia del prodigio, diffusa da quelle persone semplici il mattino seguente. La fama del fatto corse velocissima in tutta la città, propagandosi per ogni via,  angolo,  casa.  I più con le lacrime agli occhi si rallegravano per il segno divino; altri diffidavano delle testimonianze della gente del contado, ma le successive apparizioni fugarono ben presto ogni dubbio, vincendo ogni prudente riserva.

 

L’evento prodigioso si ripete

Alla successiva ondata delle prodigiose apparizioni furono spettatrici privilegiate le monache benedettine del monastero di Santa Caterina, che in più occasioni videro di notte molti lumi dallo “splendore straordinario” venire da diversi luoghi verso l’edicola della Madonna. Il 6 giugno una ragazza figlia di Agostino Teofilo, abitante al Castello, per prima si avvide della comparsa dei lumi. Alle sue grida i familiari, che già erano andati a dormire, accorsero alle finestre e tutti videro “alcuni lumi, uno dei quali sempre stava fermo ed altri camminavano verso la detta Madonna, et caminando crescevano di gran numero”.

 

La descrizione di più testimoni insieme

Andarono di corsa alla vicina porta della città che fu subito loro aperta dai custodi di guardia e, in compagnia di altri che si aggiunsero, furono testimoni di un avvenimento straordinario così descritto: “Viddero dietro nel campo apparire un grandissimo lume che abbagliava la vista, et alcuni viddero dui gran lumi dentro la Madonna farli riverentia et baciar l’altare, altri di loro viddero dui putti nudi, come doi Angeletti, et poco dopo uscirno uno per banda, ancorché le porte delle bande fussero serrate quasi, et con li medesimi lumi se ne ritornarono a quel lume che mai s’era mosso”.

 

Successive apparizioni e una relazione “storica”

Le apparizioni dei lumi si ripeterono la sera del 9 settembre e altre volte ancora fino a Natale. Una relazione storica così racconta i fatti del 1584: “Ora in figura di torcie luminosissime portate per mano di Angioli, e discendenti dentro risplendenti Nuvole, spandendo sì chiari raggi, che alcuni giudicarono, che realmente fosse giorno in quelle ore, in cui vedeanli, e non già notte. Ora in sembianza di lucenti splendori, che continuando dal luogo, dov’era la S. Immagine, sino al Cielo rendeano l’aere sereno, come se appunto chiaro sul meriggio splendesse il Sole. Questi lumi furono veduti da molti Cavalieri, Cittadini ecc.”.

Tratto da “La più antica relazione sull’apparizione dei lumi a Sanseverino” di Raoul Paciaroni

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