Non solo birra e saghe medievali a Montelago

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Temporali tuoni fulmini e saette non impensieriscono il popolo del Monte Lago Celtic Festival 2016.

Sabato scorso è stata la mia prima volta a Taverne di Serravalle dove si è svolta la 14^ edizione del noto festival. Forse le possenti corna del dio celtico Cernunnos, originario pare delle Prealpi bresciane (dove si può ammirare la più antica sua raffigurazione) hanno respinto gli attacchi del dio delle tempeste senza impaurire i partecipanti della kermesse della terra di mezzo. Leggende e fantasticherie a parte, ho potuto toccare con mano come la perfetta organizzazione del campo e l’efficienza dei servizi abbia quasi fatto dimenticare gli scrosci violenti di pioggia con annessi e connessi. Accettai con piacere l’invito di Maurizio Serafini a fare una conversazione nella tenda Tolkien su alcuni ambiti delle mie ricerche sulla affascinante preistoria delle Marche e dei Sibillini, perché da un lato mi incuriosiva come ricercatore, l’atmosfera “celtica” che mi dissero si poteva vivere a Colfiorito, e ho constatato che è vero, mi sono calato nella “terra di mezzo” già dalla prima sosta al bar di Serravalle con caffè e croissant consumati conversando con una coppia di Vikinghi con tanto di cotta di cuoio, mantello e pelle di montone, poi gli inevitabili kilts e le atmosfere delle leggende irlandesi. Parlare degli orizzonti celtici dell’Italia centrale al Montelago mi ha offerto l’occasione di spiegare in primis a Maurizio Serafini che il festival lo ha inventato, poi all’uditorio, giovane assortito e attento, che per una riunione all’insegna degli elementi delle origini della cultura celtica, non poteva esserci scelta migliore che l’altopiano di Colfiorito, l’antica Plestia perché i reperti archeologici locali, specie i più recenti, dimostrano che l’altopiano fu un punto nodale dei percorsi appenninici e certamente centro di grandi fiere a cadenza pluriennale. Lo ricorda anche la scrittrice Serravallese Loredana Lipperini che a Plestia passava la strada del ferro, percorsa dai mercanti etruschi che trasportavano nel Piceno pre-romano il ferro dell’Elba, alimentando quelle tecnologie produttive originali e quindi la notevole ricchezza delle terre a cavaliere dei Sibillini. A mio avviso abitate da aborigeni che ostentavano il torquis al collo e il fiore esapetalo sugli archivolti delle case e sugli scudi, anche secoli prima della diffusione per ogni dove nell’Europa transalpina della moda di indossare prodotti “italic style” etrusco-piceni. Devo ammettere che anche se i miei argomenti sono abbastanza “eretici”, hanno suscitato l’interesse soprattutto dei giovani che ho potuto apprezzare, erano in grado di scindere ed argomentare sugli aspetti storico culturali da quelli fantastici delle saghe tardo medievali del profondo nordovest. Avrei voluto fermarmi ad assistere ai concerti, ma le primavere che porto sulle spalle esercitano un peso sufficiente a togliermi la necessaria scioltezza per apprezzare non solo la musica ma anche le danze. A Montelago devo ammetterlo ho visto gente serena, anche sotto i nuvoloni, voglia di comunicare e condividere, una bella gioventù, merito di sicuro anche degli organizzatori che oltre all’impeccabile logistica hanno offerto un luogo con molteplici interessi, in cui le performance nell’arte e nella cultura erano presenti e ben assortite con svaghi, cibi e birre. Ora sto pensando al titolo del mio intervento al Montelago 2017… se gli organizzatori mi inviteranno di nuovo.

Medardo Arduino

11 agosto 2016

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