Monarchia o Repubblica?

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Ho letto sul n° 215 de La rucola l’articolo a firma Cisirino. Vi dico subito che sono pienamente d’accordo con quanto afferma e soprattutto con la conclusione. È da tanto tempo che penso che le cose così come sono circa i referendum non vanno affatto bene. Eppure i referendum sono previsti, se non erro, dalla Costituzione ma, purtroppo, se ne è fatto un uso non del tutto adeguato, tanto da diventare un abuso: basta che una mosca si posi sul naso di qualcuno per raccogliere le firme onde vietare che le mosche si posino sul naso delle persone. Raggiunsi l’età richiesta per votare il primo referendum: o la Monarchia o la Repubblica. Vi debbo dire che la scelta metteva quasi paura, non si sapeva bene, almeno per gran parte della gente, dove ci avrebbe condotto la Repubblica; era una novità e per chi sapeva che l’Italia era andata avanti con la Monarchia cambiare significava un salto nel vuoto. Non ci si deve rifare alle persone di città che, bene o male, avevano la opportunità di ascoltare tanti discorsi sull’una o sull’altra scelta ma per chi viveva in campagna non era facile orientarsi. Però si era usciti dalla guerra e s’incontravano tante madri, tante spose vestite di nero per avere perso in guerra un figlio, un fratello, lo sposo. Allora prevalsero i sentimenti. Il Re aveva sostenuto Mussolini il quale aveva condotto l’Italia alla guerra e i morti volevano la loro parte. Così, al di sopra di ogni concetto politico, scaturiva un atto di ribellione. Qualunque cosa fosse  stata  la Repubblica si buttava  in faccia  al Re  tutta l’amarezza, la disperazione e tutto il dolore. E la Repubblica vinse. Quello fu un bel referendum e vero sotto tutti gli aspetti. Poi ho già detto che se per caso nascesse in testa a qualcuno di fare un referendum i promotori si metterebbero con un tavolino in piazza a raccogliere le firme. Così troppi ne sono stati indetti fino a rompere le scatole alla gente e il referendum, da istituzione seria, è diventato una arlecchinata. E c’è gente che ancora non l’ha capito. Dice bene Cisirino che a pagarlo sia che l’ha richiesto ma non dopo che il referendum si è concluso, dando ragione o meno ai proponenti ma prima, e mi spiego: chi va a firmare deve versare all’atto della firma una cifra da quantificare (20 o 30 euro, a esempio) e la differenza la pagherà l’ente proponente. Chi firma appartiene a tre categorie: una che crede visceralmente nell’idea del promotore; un’altra che firma senza rendersi conto di cosa sta firmando;  una terza che firma tutto… tanto costa niente. Che paghino! Vedrete che la voglia passerà e si andranno a votare solo quei referendum di una certa consistenza e questo Istituto riacquisterà il suo vero significato e, di conseguenza, credibilità. D’altra parte noi cittadini ricompensiamo profumatamente i Deputati, i quali non fanno altro che creare ripicche e fanno schifo quando pongono tutti quegli emendamenti, quali: “La virgola va messa prima di quella parola… no, va messa dopo…” intanto si perde tempo e alla fine viene un aborto di legge che niente dice, che dice tutto e che si presta a centinaia d’interpretazioni, con il risultato che a rimetterci è sempre il povero cittadino. Onorevoli o, meglio, “poco Onorevoli”, siate persone serie e consapevoli del compito che vi è stato affidato e allora vedrete che dei referendum non ci sarà bisogno, tranne quelli di una vera consistenza. Non date certamente un buon esempio quando vi mettete a scazzottare nell’aula di Montecitorio o quando abbandonate i vostri posti nel momento della votazione di una legge o, ancora, quando fate gli istrioni mostrando fogli di carta con varie scritte. Si dovrebbe fare un referendum per spedirvi nel posto che, con tali comportamenti, vi meritate…

 

Aforismi sul referendum

 

Mai fidarsi troppo del giudizio dei cittadini. Basti pensare che nel referendum più famoso della storia hanno liberato Barabba.   

Maurizio Crozza

 

La Grecia indice un referendum sull’uscita dall’Euro e la borsa scende. La Grecia annulla il referendum e la borsa sale. La borsa sale quando la democrazia scende.

 Andrès Neuman

30 agosto 2016

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