“L’inedito Erbario del 1832 del cav. Giuseppe Bandini Collaterali”

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La pubblicazione di questo libro nasce da una visita al castello di Lanciano sul finire della estate del 2008, quando l’arcivescovo di Camerino, monsignor Francesco Giovanni Brugnaro, insieme con il professor Ettore Orsomando, presidente della Fondazione Masogiba (Maria Sofia Giustiniani Bandini), rinvennero casualmente a piano terra due scatoloni contenenti un erbario. La scoperta ha suscitato l’attenzione del professor Orsomando, noto geobotanico, e ben presto furono esaminati i campioni  rinvenuti.  Si decise così di iniziare le ricerche per risalire all’antico proprietario e all’origine dell’erbario. Che cosa è un erbario? È una raccolta di piante essiccate e ha avuto origine  dai primissimi studi sulle erbe officinali, usate in medicina senza manipolazioni affinché non fossero modificate le loro proprietà curative. È anche la testimonianza della storia climatica ambientale del luogo ove le piante sono state raccolte, oltre a essere prezioso per la conoscenza delle specie al mondo della scuola. Nel libro “L’inedito erbario del 1832 del cav: Giuseppe Bandini Collaterali” c’è  una messe di notizie  riguardanti la “flora” che vanno dai concetti introduttivi più elementari alle istruzioni per allestire un erbario: raccolta, essiccazione, determinazione delle specie, montaggio, etichettatura e conservazione. Non mancano le notizie storiche che partono addirittura dal 1550 a.C., con una rappresentazione di paesaggio agrario nella pittura murale di Tebe, nella valle del Nilo. Naturalmente il libro è illustrato con dovizia di belle immagini. L’erbario di Lanciano contiene piante raccolte nella zona di Lanciano e di Pioraco, come attestano i biglietti vergati a mano a corredo delle piantine essiccate. I fogli che lo compongono, analizzati, sono risultati essere un impasto di fibre di lana con una minima quantità di fibre vegetali. In questo erbario sono classificate 684 piante, il cui stato di conservazione è abbastanza soddisfacente, a parte pochi reperti rovinati dagli insetti.

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Un lavoro intenso e laborioso è stato necessario per assegnargli una paternità. Allo scopo hanno partecipato diverse persone tra cui esperti di grafologia. Punto di partenza i bigliettini scritti a mano, con inchiostro nero. Si è iniziato a cercare eventuali documenti che si riferissero allo storico erbario, per passare al reperimento di scritti da poter confrontare con la grafia dei bigliettini. Fondamentale è stato il reperimento di tre lettere autografe di Giuseppe Bandini Collaterali presso l’archivio della Fondazione Caetani di Roma. Il confronto delle scritte olografe dei cartellini con le grafie delle lettere hanno fatto stabilire che sono state redatte dallo stesso scrivente. Altri ritrovamenti,  come  l’abbonamento  a  pubblicazioni  di settore, hanno determinato che il Cavalier Giuseppe Bandini fosse un appassionato di botanica e un collezionista. Nel libro è anche tracciata la figura del personaggio che prende parte a riunioni di scienziati italiani e non come spettatore ma in qualità di esperto. Interessante la mappa del Marchesato di Lanciano del 1841 che permette il confronto con lo stato odierno del territorio.

Fernando Pallocchini

10 settembre 2016

 

 

 

 

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