Il rosso fiore della violenza XXVIII puntata

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M.,15 aprile 1973

Mario Amatissimo, ho una gran voglia di piangere, mi sento triste e depressa. Il tempo congiura contro di noi: i giorni hanno il peso di mesi e i mesi quello di anni e il sogno, per tanto tempo nutrito di rivederti quanto prima, si sta trasformando in incubo. Ho la sensazione che tu mi sia stato rapito da un mago cattivo per punirmi di non so quale colpa. Ho bisogno di te, della tua vicinanza per credere ancora che sei una realtà concreta e tangibile. Mio padre mi ossessiona con la sua mania di una mia conveniente sistemazione. A sentir lui io a vent’anni sarei già vecchia per un matrimonio, pena il rischio di rimaner zitella. Mi propone questo o quello, tutti candidati di sua scelta i cui pregi, almeno per lui, stanno nella matura età, garanzia sicura  di stabilità  emotiva  ed  economica, ma sono tutti indistintamente vecchi tristi e soli. A nulla giova ripetergli che io la mia scelta l’ho già fatta, ma lui non demorde e alterna le lusinghe alle minacce. Mario mio amatissimo, il mio amore per te s’è cinto d’elmo e di corazza, di caparbietà e di spada e non teme né i nemici, né le minacce! Io voglio te, desidero te, ho fame di te. Tu, ti prego, cerca di venire, perché insieme avremo più forza e più tenacia e vinceremo certamente la protervia del mio padre-padrone. Anche tuo padre m’interroga con quei suoi occhi imploranti e io non so cos’altro inventarmi per non far spegnere la sua speranza. Mi ha detto che prima di morire vorrebbe vederti almeno per l’ultima volta. In questo paesino la vita scorre con lentezza esasperante, quella lentezza che tu ben conosci, sempre piatta e sempre senza emozione: un vecchio che muore, un bimbo che nasce, un giovane che emigra o parte per fare il soldato e molto spesso non ritorna più, la messa la domenica e qualche macchina forestiera che ci attraversa velocemente per perdersi in lontananza, eppure anche questo per noi è un avvenimento, perché chi la scorge è indotto a chiedersi quale è la provenienza e quale la desti-nazione, chi è alla guida e perché mai costui è stato costretto a fare questo percorso che si perde nel nulla. Tu riguardati e scansa le compagnie moleste, fa’ che il tuo altruismo non ti noccia ancora. Lascia stare Michele Cassa perché da ciò che ho capito costui non ha nulla da perdere e non ha ideali da rispettare o da condividere: tali soggetti sono soldati di ventura, idonei per qualsiasi bandiera. Tu invece hai me e tuo padre, hai una famiglia che ti aspetta, un amore da vivere e ricambiare, un futuro da realizzare. Ti prego, ascoltami e fa che nient’altro t’impedisca di riornare tra noi. Desidero te, desidero i tuoi baci, desidero la tua presenza fisica.

Carmela tua per sempre.

 

N., 12 maggio 1973

Carmela carissima, ho la sensazione che un destino malvagio stia tramando contro di noi e che le nostre strade divergano sempre di più. È notizia freschissima: il nostro gruppo sarà inviato per esercitazioni pratiche a S., nel  Nord, dove pare che torbidi sindacali e politici abbiano reso l’atmosfera alquanto incandescente. Devi avere pazienza, Amore mio, e sopportare ancora questa nostra lontananza che diventa ogni giorno più pesante. Non credere che io soffra di meno, a volte le tentazioni vorrebbero che io disertassi per correre da te, ma poi mi accorgo che questa soluzione sarebbe gravida di funeste conseguenze: mi si aprirebbero immediatamente le porte del carcere militare di Gaeta e chissà per quanto tempo ancora continueremmo a non rivederci. No, non è possibile! bisogna insistere e aver coraggio. Il nostro amore deve trovare in tali ostacoli nuova linfa e nuova forza, dev’essere come un fiore d’alta montagna che negli stenti e nel freddo trova linfa e forza per vestirsi dei colori più belli e sprigionare il profumo più puro. Fai coraggio anche al mio carissimo vecchio. Per consolarlo raccontagli che a suo figlio sono stati fatti gli encomi come il migliore al-lievo del corso. Finiranno, prima o poi, questi contrattempi che ci tengono divisi! Prima o poi ci incontreremo di nuovo e i nostri occhi si sazieranno con avidità delle nostre immagini. I nostri cuori correranno felici verso un mondo di sensazioni divine. Le nostre anime vagheranno per cieli di pura felicità. Eppure ho dentro il mio petto qualcosa d’altro: un presentimento che una forza misteriosa mi attiri verso un luogo preciso, sede di un appuntamento importante. Da quando sono qui ho sempre provato un gran desiderio di ritornare da voi, ma dentro di me ho sempre avuto la certezza che invece il mio viaggio avrebbe percorso la direzione opposta. Chissà cosa nasconde tutto ciò! Chi dice che il destino non esiste? Chi non ha provato simili inquietudini? Chi non si è mai sentito come sospeso sul ciglio di un precipizio e nulla può fare per opporsi alla caduta? Carmela, amore mio carissimo, non ti voglio spaventare con le mie elucubrazioni, forse il tutto è conseguenza della mia stanchezza e della mia ansia di non poterti rivedere. Ci penserà la mia povera mamma dall’alto dei cieli a proteggermi! Tu stai vicino a mio padre, promettimi che non lo lascerai mai solo, qualunque cosa mi possa accadere. Vorrei poter stringere le tue mani e trovare in esse nuova forza e nuovo coraggio. Ti bacio con tutta la passione dell’uomo più innamorato della Terra. Non stancarti mai di pensarmi!

Tuo affezionatissimo Mario.

continua

03 novembre 2016

 

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