Bongiovanni di Vanni

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Del feroce saccheggio di Montolmo del dicembre 1433 a opera del conte Francesco Sforza, si tramandano voci fondate di un tradimento perpetrato da un nobile del comune. Del vile atto è imputato Bongiovanni di Vanni, ghibellino, che per vendicare l’uccisione di suoi famigliari da parte di Nicolò di Ludivico della famiglia guelfa dei Nobili, incastellatasi a fine ‘200 da Petriolo, trattò con il conte Sforza l’entrata a tradimento delle sue truppe, non credendo per altro – come scrive il Bartolazzi – che avrebbe fatto quel che fece, e la patria dovesse soggiacere a sì tristi conseguenze. Ossia, che il conte avesse in animo di dare la città in preda ai suoi 2000 mercenari, che la misero a sacco. La venuta degli Sforzeschi – come scrive il Lanzi – è l’epoca di decadimento della terra, che afflitta allora da molti mali non è mai risorta del tutto. Ancora in “Memorie di Montolmo” il Bartolazzi lo chiama rispettivamente Ser Bongiovanni di Ser Vanni di Nicola e Bongiovanni Vanni, mentre il Valenti in Francesco Sforza e il Comune di Monte  dell’Olmo, Bongiovanni di Vanni Pagnotta. L’identità della famiglia del Bongiovanni è ignota: nessuno storico ha mai tentato di individuarla rendendo la cosa davvero strana. Cerchiamo per la prima volta di far luce sul questo personaggio. Nel luglio 1427 Bongiovanni di Vanni era uno dei consoli di Fermo; nel 1428, sempre un Bongiovanni di Vanni (probabilmente il futuro traditore) teneva lo stendardo della Chiesa che precedeva l’armata pontificia, mentre guidava i soldati montolmesi aggregati alle truppe papaline del circondario all’assedio del Girifalco di Fermo per toglierlo ai Migliorati, i tiranni signori di Fermo. Nella pergamena n.109 del 1431 conservata presso l’Archivio Storico del Comune di Corridonia si apprende che Bongiovanni di Vanni viene nominato sindaco per risolvere una controversia di confine con il comune di Petriolo. Premesso  ciò,  azzardiamo una ipotesi.

p 23 Stemma Araldico

Nell’Enciclopedia Storico-Nobiliare dello Spreti (1968-1969) riguardo la famiglia Vinci di Fermo si legge: Bongiovanni, di ser Vanne… fu riconosciuto amico di messer Lodovico Migliorati, signore di Fermo, alla morte del quale fu inviato dal comune a Martino V per chiedere che Fermo non fosse data a nessuno in signoria, ma per la morte del papa non ottenne nulla e Fermo fu data a Francesco Sforza. Tralasciando la differenza tra “Vanni” e “Vanne” che per il periodo è ben poca cosa, lo Spreti ci da delle notizie molto interessanti. Il Bongiovanni viene definito amico di Lodovico Migliorati e si ricorda che alla morte di quest’ultimo (1428) si reca dal papa per chiedere che Fermo non venga data in signoria. È quindi plausibile che il Bongiovanni fosse presente da guelfo con le truppe pontificie all’assedio del Girifalco del dicembre 1428. In Cronaca della città di Fermo, Antonio di Niccolò per l’anno 1429, riguardo lo stesso all’aneddoto dello Spreti scrive: gli ambasciatori erano Bongiovanni di Vanne di Nicola e Antonio Vicarelli. Il cronista definisce la genealogia del Bongiovanni ed è la stessa riportata dal Bartolazzi: Bongiovanni di Vanne di Nicola. Pertanto, o il Bartolazzi ha commesso un errore, o le probabilità che i due personaggi siano la stessa persona è molto alta. A ulteriore prova Giacinto Cantalamessa Carboni in Memorie storiche (1845) della famiglia Vinci scrive: Buongiovanni… nel 1437 ebbe importanti incarichi e commissioni da Francesco Sforza, che l’appellò amico suo carissimo. Una ulteriore prova degli stretti rapporti tra lo Sforza e il Bongiovanni, diventato ghibellino. Molte importanti famiglie si erano spostate a Montolmo, data l’importanza del comune, e quindi non sarebbe strano che vi si fosse trasferito momentaneamente anche uno dei Vinci e i suoi famigliari, considerando inoltre che Fermo era sotto l’opprimente signoria dei Migliorati da circa venti anni. Per quanto riguarda invece i continui passaggi da una fazione all’altra (guelfo, ghibellino, a favore e contro lo Sforza), la cosa allora, come ai nostri tempi, era assai usuale e normale e come ricorda il Machiavelli, scegliere il partito giusto al momento giusto era gran vanto e non disonore del principe. Nei Monumenti raccolti dal Torelli troviamo nominato il nome di Bongiovanni di Vanni in diverse circostanze e non sarebbe meraviglia quindi che per dissezioni cittadine fosse passato dai guelfi papalini ai ghibellini sforzeschi. Pertanto ritengo che le probabilità che Bongiovanni di Vanni sia della famiglia Vinci siano molto alte: dimenticanze volute o sviste degli storici?

Modestino Cacciurri

14 novembre 2016

 

 

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