A quissu je va in fumu lu cervellu

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La frase “A quissu je va in fumu lu cervellu” aveva due significati, entrambi negativi. Il primo era che il soggetto in questione aveva un cervello tanto modesto da avere la stessa consistenza del fumo. Il secondo era legato al fatto che le cinghie di trasmissione dei vari meccanismi comandati da un pedale (ruota per affilare le lame, piatto per fare i vasi, lama per tagliare il fieno) erano realizzate artigianalmente, con materiali di scarsa qualità e usate fino all’eccesso, per cui, se sollecitate troppo slittavano sulla puleggia e si troncavano con una fumata. In tempi più vicini il detto ha fatto riferimento al fatto che i motori di “prima generazione” erano poco resistenti alla fatica e che, quando erano sottoposti a uno sforzo prolungato ed eccessivo… “rendevano l’anima a Dio” con una vistosa fumata. Il paragone tra i cervelli e i motori era molto calzante sino a qualche anno fa ma oggi assai meno perché, leggendo le cronache, si ha la netta impressione che vadano in fumo più facilmente i cervelli degli uomini che i motori delle macchine.

Cisirino

29 dicembre 2016

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