Quando si spacca la montagna

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Un’esplosione di irrefrenabile potenza impazzita fuoriesce incontrollata dalle viscere della terra ovunque portando distruzione e terrore. L’uomo, incapace di prevederla e di contenerne l’impeto furioso, assiste impotente cercando di limitare i danni e salvare le vite. Uno scenario apocalittico si presenta agli occhi di chi coraggiosamente cerca di aiutare gli altri, nella persona e nelle cose, ma purtroppo c’è anche chi, incurante del male che fa anche a sé stesso, cerca di trarre profitto dallo stato di bisogno in cui la gente si trova. Ma se dovesse prevalere il senso di frustrazione che tutto questo comporta, certo rimarrebbe la totale disperazione delle menti e del cuore. L’uomo però non si arrende. Per dovere, ma soprattutto spesso per libera scelta, tanti valorosi e mai domi combattono: spesso in silenzio senza fare rumore, pur di riuscire ad arginare il male assoluto, che è quello della abulia e della disperazione di chi rischia di perdere, assieme con i suoi beni, anche e soprattutto, la speranza. Ma c’è qualcosa che ci può aiutare. Lo sconvolgimento, la paura e il dolore, come in tempo di guerra, riempiono oggi le Chiese. Non quelle di pietra abbattute dall’orribile “bestia”, ma quelle domestiche, della Famiglia, delle Associazioni che si compattano, dello Spirito che anela ribellarsi alla precarietà di una vita basata sullo sfascio quotidiano, che l’imperante egoismo di questi tempi sembra far trionfare sulle coscienze e sui sacrifici. Ecco allora che, se si spacca la montagna, se la terra trema sotto i nostri piedi, se il rombo della potenza assoluta rischia di ridurre l’uomo allo sgomento e al terrore, ciò che esce da quella inattesa spaccatura non è solo pianto e rovina: è voglia di vivere, di non arrendersi, di reagire, di ricostruire, di riprendere un cammino sospeso, che solo il coraggio e il fervente lavoro potranno ridare alla nostra amata Terra Marchigiana.

07 febbraio 2017

 

 

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