La stele di Novilara e i pirati dell’Adriatico

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Sabato scorso 18 febbraio ho assistito alla conferenza “LA STELE DI NOVILARA. Piceni e Illiri tra le due sponde dell’Adriatico” tenuta da due giovani archeologi dell’Archeo Club di Porto Recanati. Il sottotitolo dell’evento era quanto mai promettente, la pagina dell’Archeo Club diceva: “Dalla stele di Novilara di Pesaro e dai materiali funerari delle due sponde dell’Adriatico una ricostruzione dei traffici tra i Piceni e le altre popolazioni che si affacciavano sul nostro mare tra VIII° e il VI° secolo a.C., e una descrizione sulle tecniche di costruzioni navali e di navigazione dell’età del Ferro”.

Ho assistito a metà conferenza tenutasi nella sala del Castello Svevo, ma nonostante l’evidente entusiasmo del relatore non ho potuto fare a meno di riscontrare (insieme con la perdurante confusione della facies (1), con la cultura di cui non è sostanza, ma è solo una delle componenti formali), che nonostante le “promesse” non è stato trattato l’argomento dei traffici inteso come aspetto delle economie e delle società della prima età del ferro, ma semplicemente l’astratta elencazione dei reperti affini ritrovati nelle inumazioni sulle due sponde. Ho appreso che sia gli Illiri che i Piceni erano dediti alla pirateria, ma non è stato chiarito a danno di chi e con quali profitti (gli esseri umani mangiano in genere due volte al giorno per campare), salvo l’astratta etichetta dei commerci. Anche l’altisonante argomento delle tecniche di costruzione navali e di navigazione si è esaurito in una fantastica ipotesi di imbarcazioni dotate di “timone incernierato”, innovazione ristretta ai soli scafi medio-adriatici dell’età del ferro, che poi scompare e… si vedrà applicata al resto delle marinerie più di venti secoli dopo, quindi una situazione di incredibile avanguardia! Il primo relatore ha spiegato che a questa conclusione sono arrivati esaminando la famosa “stele di Novilara” e alcune incisioni su schinieri della sponda orientale. Ho navigato a vela per più di cinquant’anni, ho avuto uno scafo in legno e ho visitato i maggiori musei navali d’Europa, ma per la mia poca esperienza non mi sognerei mai di pensare una cosa simile senza concreti reperti strutturali, semplicemente esercitando la fantasia creativa su una iconografia abbastanza schematica e su immagini fortissimamente sintetizzate. Per la mia personale esperienza vedo applicato nella oneraria di Novilara un remo timone fulcrato su uno scalmo di poppa, niente di differente dalle rappresentazioni più dettagliate dei navigli mediterranei antichi. Per chi è fuori dalla questione la notissima gondola veneziana manovra con questo stesso principio, aggiungendo la funzione propulsiva all’unico remo di cui è dotata. Infatti l’uso di una appendice di governo generalmente poppiera, è un requisito delle imbarcazioni spinte dalle vele o da un propulsore meccanico con asse fisso, non è necessario se la propulsione è affidata ai remi (come nelle due navi minori dell’iconografia di Novilara che non hanno remo-timone). La questione che mi ha spinto a scrivere di questa conferenza non è tanto la banalizzazione dell’aspetto “scientifico” in se stesso quanto il fatto che le discipline “classiche” ovvero “umanistiche” sulle quali ci si addottora in una facoltà di lettere e filosofia, si richiudano su se stesse in un mondo autarchico o quasi, impermeabile nella maggior parte dei casi al progredire delle scienze nei campi della fisica e di sua figlia la tecnologia (appannaggio delle scuole politecniche), per cui a complemento del nozionismo sugli aspetti formali dei reperti, per nutrire l’ evidente “passione” per la loro materia a questi giovani non siano state date robuste metodologie che trattino finalità, modi e procedure per coordinare o partecipare ai cosiddetti progetti interdisciplinari, unico mezzo dei nostri tempi per ovviare all’impossibile eclettismo d’età rinascimentale che, in mancanza di specialisti di settore, obbligò Leonardo a occuparsi personalmente di tutto e di più, per avere risposte esaurienti sul suo interesse originale cioè, forse, l’essenza dell’uomo.

Medardo Arduino

 

(1) http://www.garzantilinguistica.it/ricerca/?q=facies (scient.) l’insieme delle caratteristiche esterne tipiche di una roccia, di un animale, di una pianta o di una qualsiasi altra manifestazione naturale

23 febbraio 2017

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