Abbazia di Santa Maria de Rotis

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L’abbaziale di Santa Maria de Rotis fu fondata nell’XI secolo dai Benedettini a est del Monte San Vicino, ed è già documentata nel 1095, anno in cui l’abate Ubaldo compare come testimone in un atto di concordia tra il vescovo di Camerino Attone e Martino priore dell’ordine camaldolese. Una abbazia assai potente per terre, chiese e mulini ricevuti in donazione, viene saccheggiata nel 1311 dagli abitanti di Matelica, Cingoli, San Severino, Fabriano e Jesi. Già in decadenza, nel XV secolo gli è assegnato come abate commendatario Gaspare Ottoni e rimane sotto l’amministrazione commendataria fino al 1520. Da allora il diritto di dare in commenda l’abbazia fu trasferito agli Ottoni, vicari della Santa Sede. Rimase attiva fino alla fine del 1600, essendo ci-tata in un documento del 1684 con cui il cardinale Altieri di Camerino gli riconosceva il diritto di pascolo sui suoi beni. La chiesa è a navata unica, con abside piatta su cui si apre una monofora a doppio strombo. La cripta, lesionata da un incendio, fu restaurata all’inizio del XIV secolo in quanto crollata nella guerra tra Matelica e Camerino, come attesta l’ingresso stesso costituito da un grande arco di pietra a sesto acuto sovrapposto all’ingresso originario tuttora visibile. Nel 1475 l’abate Bartolomeo Colonna di Chio, che fece stampare Vitae beatae Virginis di Antonio Cornazzano, dotò l’abbazia di un campanile. Già era in un grave stato di degrado, e dell’originaria struttura monastica si conservavano la chiesa, i dormitori, il refettorio e il chiostro interno, oggi dopo il terremoto che ne sarà rimasto?

Fernando Pallocchini

07 aprile 2017

 

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