Rodolfo Ceccaroni

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di Lucio Del Gobbo

 

almanacco-strenna-macerateseIl folklore, le tradizioni popolari, anche in immagine. A ognuno il suo linguaggio. Ce lo dimostra la collezione di ceramiche a suo tempo donate dal nobile Rodolfo Ceccaroni al Comune di Recanati ora ricollocata in nuova sede e allestimento: un’intera sala del piano nobile di Villa Colloredo Mels, accanto alle opere di Lorenzo Lotto e di altri grandi. La ceramica o, meglio, l’argilla è stata la materia di elezione di Rodolfo Ceccaroni; potrebbe definirsi la sua scienza. Sapeva tutto di essa: li legava una sorta di convivenza. Ceccaroni la istoriava, se ne serviva come supporto di pittura, libro e quaderno di scrittura, sapeva almanacco-strenna-macerateseimmettervi il suo immaginario poetando attraverso essa. E sapeva anche modellarla, dimostrando di essere oltre che pittore sensibilissimo scultore. L’arte, si sa, può essere espressa in infiniti modi; innumerevoli sono le direzioni verso cui può indirizzarsi. Ceccaroni l’ha usata anche e soprattutto come strumento di memoria, se ne è servito per narrare ed eternare, da umilissimo ma colto cronista e poeta, le storie della sua terra. Nei suoi intenti primeggiava questa vocazione: rappresentare con semplicità scene di vita popolare, liturgie, tradizioni, commemorazioni di modi di una vita in via di trasformazione. almanacco-strenna-macerateseNel suo mondo ha anche saputo rappresentare la propria storia – quella che si è trovato a vivere nel quotidiano – e attraverso essa se stesso. Altri si sono affidati alla scrittura (penso a Giovanni Ginobili), all’immagine fotografica e cinematografica (penso a Giacomelli di Senigallia), o al magnetofono per i suoni e le voci, ecc. Il mezzo di Ceccaroni, il suo medium d’elezione è stata invece la materia fittile. Attraverso questa è riuscito a essere anche poeta. Se si fa ben caso, le sue immagini hanno un fraseggio e una musicalità in qualche modo rimata; c’è una metrica e ci sono delle rime all’interno delle sue ordinate composizioni. E almanacco-strenna-maceratesecome non riconoscervi l’influsso o la predisposizione alla poesia leopardiana, quella descrittiva del Sabato del Villaggio o di A Silvia, dove il motivo, il bozzetto viene innalzato a canto amoroso di respiro universale. Il sentimento di memoria in Ceccaroni, come in Leopardi esprime un desiderio rammemorativo pure estemporaneo, una nostalgia che è già tale nel presente che vive. La memoria è di stimolo, un filo conduttore, il fiato animatore dell’intero operare artistico, in una parola, ne fu, ma diciamo anche ne è, per la freschezza in cui si tramanda, la sua poetica. Ceccaroni è stato uno stupendo tramandatore (in almanacco-strenna-maceratesequesto caso la parola è ben spesa!) alla stregua di molti autori marchigiani che ravvisando una trasformazione in atto, si interessarono, da studiosi ma anche da artisti, delle nostre tradizioni popolari in via di estinzione. Autori che da quel passato seppero distillare bellezza, riscoperta di una realtà trasfigurata, poesia. E al centro della scena nel loro immaginario c’è sempre l’uomo, un’analisi antropologica che contemporaneamente riguarda sia la storia che il profondo dell’anima.

 

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