San Martino fra sacro e profano!

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Come si sarà svolta veramente la vicenda?

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San Martino è noto e benvoluto da tutti, soprattutto due sono i motivi per cui i nostri nonni lo conoscevano bene. Per le nonne il fatto saliente era quello del mantello. Lui, ufficiale romano, persecutore dei cristiani, in una notte freddissima d’inverno, mentre era di pattuglia, incontra un povero vecchio morente dal freddo. L’uomo di guerra si commuove e, smontato da cavallo, taglia a metà il suo mantello e ne dona una parte al mendicante. La notte successiva sogna Gesù con indosso il suo mantello e capisce che il povero altri non era che Nostro Signore il quale lo aveva messo alla prova e si converte. I teologi della chiesa, per decenni, hanno disquisito amenamente per stabilire se il santo aveva tagliato il suo mantello lo per lungo o per largo. L’estenuante dibattito, comprensibilmente, non giunse a una conclusione attendibile. Il tutto rimase pura teoria per secoli. Poi, in tempi moderni, alcuni studiosi affrontano l’argomento sul piano scientifico, leggendo attentamente la storia del tempo, scoprono che gli ufficiali romani, per la divisa invernale, portavano due mantelli. Uno di lana, tessuto a mano al telaio e, sopra, un altro di stoffa bianca, leggera, che era quello identificativo del grado di colui che lo indossava. Inoltre hanno provato che la daga, la spada usata dagli ufficiali romani, non era così affilata da poter tagliare un mantello e che tale operazione, vista l’ampiezza e lo spessore dell’indumento, non era facile da farsi per un uomo solo. La conclusione quindi è stata che, quasi sicuramente, San Martino ha donato al povero il suo mantello pesante, lasciandosi l’altro che non poteva dare proprio perché era quello che sanciva il suo grado di militare. Tale versione del fatto sembra pure la più attendibile e la più logica visto che in una fredda notte d’inverno era più semplice per lui sfilarsi il mantello e donarlo anziché mettersi a “fare il sarto” per strada e poi, spronato il cavallo, tornare in caserma per prendere un altro mantello e finire il giro di ronda. Invece per i nostri nonni San Martino era famoso come Santo protettore di una particolare categoria di mariti: i cornuti! La conosciuta poesia di Mario Affede, “I santi protettori”, si conclude con i famosi versi “…ma de tutti ‘sti Santi vrài e cunusciuti lu mejo è San Martì de li curnuti.” e tale protettorato ha reso famoso il malcapitato Santo nel tempo. Perché? Qual’è l’origine di questo modo di credere? Beh! La risposta è semplice. L’11 novembre, festa del Santo, si aprivano le botti del vino novello e per molti uomini quello era il giorno giusto per prendere una solenne sbornia atta a festeggiare l’occasione. Per alcuni il fatto era episodico e finiva lì, per altri la consuetudine si radicava e quasi tutte le sere loro, finito il lavoro, andavano all’osteria e, con gli amici di bicchiere, si ubriacavano. Tornati a casa in quelle condizioni cadevano sul letto addormentandosi pesantemente e trascuravano di fare il loro dovere di mariti. Perdurando la situazioni, le mogli, soprattutto le giovani, visto che “il titolare  della ditta” non funzionava più trovavano un sostituto. “Il paese è piccolo, la gente mormo-ra” e subito le malelingue, magari scornati perché loro erano stati esclusi dalle sostituzioni e quindi erano rimasti  “a bocca asciutta” anche se non della bocca si trattava in questo caso, hanno legato l’abitudine al bere al fatto di essere cornuti e quindi è stato logico dare al Santo, la cui festa capita il giorno in cui si provava il vino nuovo, il patronato sulla categoria. Resta comunque chiaro, a prescindere da questi fatti, che il grande Santo sia stato ed è un potente segno della forza dello Spirito Santo che ha trasformato un uccisore di cristiani in un apostolo della fede.

Cesare Angeletti

 

 

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