A Civitanova Marche c’è il Moletto Medusa, dove tutto racconta una storia marinara

Durante l’incontro con Giorgio Paolucci, presidente dell’associazione “Moletto Medusa” di Civitanova Marche, affiorano in lui piacevoli ricordi giovanili. È un amante del mare e della vela, prestato all’imprenditoria edile. La sede sociale è uno scrigno di curiosità: qui tutto ha una storia da raccontare. Giorgio proviene da una famiglia di pescatori civitanovesi, al riguardo mi mostra la foto di un trabaccolo dei primi decenni del Novecento che importava legname dall’ex Jugoslavia. Le ricerche genealogiche sui suoi antenati risalgono agli inizi del 1600. Prima di avere una sua impresa edile ha lavorato sette anni come meccanico nell’officina navale storica Sgarzoni Gualtiero & Mengoni Paolo: si trova in via Duca degli Abruzzi ed è esternamente rimasta come allora.

Quei meccanici montatori installavano motori sui pescherecci. A quel tempo i propulsori avevano poco di elettrico, si avviavano ad aria compressa. Negli anni Settanta iniziarono a diffondersi i motori marini ad avviamento elettrico. Quei meccanici installavano anche le pompe dell’acqua, compresa quella di sentina, e l’impianto per il verricello che trainava la rete. Giorgio ricorda un aneddoto che riguarda il cantiere navale Santini con sede in via Mazzini (fondato nel 1908). Il cantiere Santini inizialmente varava i pescherecci sul lungomare Sud, quando quel litorale fu rifatto i pescherecci dovettero essere trasportati e varati dentro lo scalo portuale. Giorgio ricorda che una volta costruito il peschereccio “Masaniello” (lungo 22-23 m), un pomeriggio fu trainato da un grosso trattore, ma giunti nei dintorni del noto locale il Gatto Blu si fece notte e fu lasciato lì fino al giorno dopo. Perché a quei tempi spostare a terra un pesante peschereccio non era semplice: si doveva muovere sopra due assi di legno denominate palanche.

Nel 1978, ventiquattro soci, quasi tutti di Fontespina, crearono l’ASD “Medusa” e costruirono il pontile. Dopo il Club Vela, fu la prima tra le piccole associazioni. Tutti i soci possedevano una barca da diporto; prima gli ormeggi per le piccole barche erano precari, così nacque l’esigenza di costruire un idoneo attracco. Il pontile fu costruito dai soci fondatori con pali in cemento, sopra vi fu appoggiata la struttura d’acciaio e legno. Quello attuale è il terzo moletto, i precedenti erano più corti e bassi. Dapprima socio, oggi Giorgio è presidente da oltre un ventennio. Numerose sono state le iniziative di questo sodalizio che oggi ha 40 soci. Nei pressi di quel moletto, anni fa un pescatore introdusse dei germani reali, molte mamme coi loro bambini vengono ad ammirare quella piccola comunità di graziosi palmipedi. Si è aggiunto anche un esemplare di alzavola del capo (Anas capendosi), specie migratrice. Vi erano anche delle bianche oche nostrane che prendevano le granaglie dalla mano di Giorgio… ma, purtroppo, sono state fatte “sparire”!

Quando la casetta fu chiusa si installò una vecchia stufa economica a legna e il locale prese calore e vita. Una curiosità: nell’inverno 2023-2024 la legna arde bene e profuma piacevolmente l’ambiente, infatti, proviene dai boschi del territorio di San Ginesio. Nel gennaio 2017 fu spedito a Papa Francesco un libro su San Marone martire, invitandolo a una visita: oggi nel locale è appesa la lettera di ringraziamento pontificia di cui Giorgio va orgoglioso. I bambini delle scuole materne e primarie in visita restano incantati e a vedere pesci e i cimeli dei pescatori. Alcuni oggetti sono stati donati dai vicini cantieri navali. L’ampia saletta con vetrate è corredata di oggetti marinari e navali e meta di eventi. In alto campeggia una vecchia rete a strascico delle lancette civitanovesi denominata cappasfoglie, con la quale ci si pescavano pesci di fondo, come le sogliole.

Non passano inosservate le 28 coppe, targhe e piatti vinti da Giorgio nelle regate veliche a Civitanova e sulla vicina costa adriatica. La coppa della Repubblica, “Trofeo Challenger”, un grande trofeo color bronzo, ha una storia particolare: l’evento velico si svolgeva l’ultima settimana di maggio perché i vincitori venivano premiati in Prefettura a Macerata il giorno della festa della Repubblica. Durante le due cerimonie di consegna a due equipaggi Giorgio si commosse di essere un insignito in mezzo alle più alte cariche della Provincia di Macerata. La versione crociera di quel trofeo era una teca di vetro con dentro vele di cristallo disegnata dall’artista Anna Iskra Donati. Un giorno fu portata alla ASD Medusa un’anfora a pezzi, che restò un anno all’interno di un sacco in un angolo. Arrivato Natale ai soci venne d’idea di rimontarla. Fu costruito un telaietto di ferro per sostenerla e poi ricostruita come meglio si poteva. Fu avvertita la Soprintendenza dei Beni Archeologici di Ancona, così la dottoressa Maria Cecilia Profumo volle tenere una conferenza sull’argomento. Il convegno “L’anfora ritrovata” si tenne il 19 aprile 2015 con la saletta gremita e cena a base di pesce. L’anfora di epoca romana era adibita al trasporto di olio, vino e forse granaglie, era finita nella rete di un pescatore nel mar Adriatico. Il reperto fu poi preso in carico dalla Soprintendenza, resta la piccola locandina incorniciata.

 In un angolo ci sono due piccoli motori fuoribordo Seagull usati nientemeno sulle lance per lo sbarco in Normandia.  Giorgio dice che dovevano possedere delle precise peculiarità: essere leggeri, avviarsi facilmente e girare anche per 24 ore di seguito. Costruiti in Gran Bretagna hanno l’avviamento a strappo tipico delle vecchie motozappe. Un giorno l’equipaggio di una barca inglese chiese di ormeggiare. Partiti dalla Gran Bretagna avevano attraversato internamente l’Europa via fiumi e canali, arrivando al mar Nero e nel Mediterraneo. Quello scafo aveva risalito il Reno dai Paesi Bassi e poi, tramite il canale Reno – Meno – Danubio (lungo circa 171 km), erano giunti fino al delta del Danubio, in Romania. Era una barca con scafo di alluminio lunga 15 metri, a motore dislocante. A bordo vi era una coppia: circa 65 anni lei sulla settantina lui. Erano ebanisti: a bordo avevano l’attrezzatura per eseguire lavori all’interno dei natanti. Quando c’era bisogno si fermavano, anche per mantenersi in viaggio. Ormeggiata la barca i due navigatori furono ospitati nella sede per due giorni. In omaggio lasciarono una bottiglia di Whisky da due litri e una dettagliata locandina di tela di Gran Bretagna e Irlanda (Stazioni delle scialuppe di salvataggio RNLI) con gli scali marittimi, esposta all’ingresso a sinistra.

Alcune volte si è fermata una barca a vela Usciarelli di 11 metri proveniente da Bari. A bordo vi erano due commercialisti e il figlio, che si recavano a Rimini per far eseguire dei lavori di manutenzione; facevano sosta a Civitanova Marche sia all’andata che al ritorno, ammirando questa marina: dicevano che a Bari non c’era un pontile simile. Alloggiarono a bordo del loro veliero. Giorgio aveva da tempo nel cassetto il sogno di attraversare l’Adriatico a bordo di una barchetta a remi di legno di 4 metri denominata “Gondola”. Si allenava a remare quasi tutte le sere, dopo il lavoro nell’edilizia, ma fu fermato dalla pandemia Covid-19.

Durante l’incontro nella saletta del Moletto ho conosciuto Alfredo Canaletti, uno degli ultimi cinque maestri d’ascia civitanovesi rimasti; titolare del cantiere navale “San Giorgio”, fondato nel 1946 e trasferito a Civitanova Marche nel 1950, dove si costruivano grossi pescherecci, fino a 33 metri. Entrambi ricordano che nei primi anni Ottanta una delle ultime lancette civitanovesi (10 m) fu inviata a una esposizione di Torino ed è rimasta esposta in un museo locale. Le iniziative culturali e di volontariato dell’ASD “Moletto Medusa” sono molteplici. I suoi soci hanno partecipato a importanti regate, organizzato diverse conferenze e presentazioni di libri, nonché segnalato l’avvistamento di specie ittiche protette. Si occupa anche di gastronomia delle Marche e di volontariato per il recupero di beni portuali danneggiati da eventi naturali o accidentali.

Eno Santecchia

30 aprile 2024

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