Al tempo del Papa-re

Print Friendly, PDF & Email

Quando la tredicesima non esisteva ancora

13esima

 

Dicembre: tempo di tredicesima. Una invenzione sicuramente italiana, relativamente recente, che aggiunge al calendario un mese in più solo a fini remunerativi senza il corrispettivo lavorativo. Per questo motivo è stata una invenzione talmente gradita che si cercò, in anni di vacche grasse, di inventare anche la 14esima e la 15esima. Ora, in anni di vacche magre, c’è il fondato rischio che si ritorni all’antico, quando al tempo del Papa-re, dalle nostre parti, nessuno aveva ancora pensato a una simile invenzione. Del resto quelli erano tempi grami per tutti, o quasi, perché nobiltà e alto clero non erano compresi nel conteggio. Anche quanti facevano parte dell’Amministrazione pontificia, specie ai livelli più bassi, faticavano ad arrivare a fine mese. Allora come oggi, del resto, ci si arrangiava, specie a Natale, confidando nella maggiore disponibilità dei superiori. Come nel caso che vi raccontiamo, ovviamente documenti alla mano. Accadde dunque che Teodoro Pagnanelli, cameriere di Monsignore Delegato, il 4 dicembre 1842 ricordasse la consuetudine dei Famigli addetti al Preside della “colta Provincia maceratese” di “avanzare i più fervidi voti all’Altissimo perché volesse concedere al signor Priore – di un Comune di quella zona – le pienezze di quelle felicità che può desiderare, essendone ben degno per le distinte qualità di cui è adorno”. Belle parole, indubbiamente necessarie “per confidare in quella elargizione” attesa con fiducia, non mancando infatti di sottolineare che “fra le virtù del destinatario non ultima risplende la generosità”. Come si vede una lettera ben concepita, nella quale la captatio benevolentiae non diventa servilismo o piaggeria; peccato però che la lettera sia stampata, indirizzata sicuramente chissà a quanti destinatari tutti, ovviamente, dotati di generosità. Forse per questo il nostro Priore fa orecchi da mercante. Ma il cameriere di Monsignor Delegato non è tipo da rinunciare. Trascorso il Natale senza alcun riscontro, utilizzando la vecchia lettera a stampa, modifica la data di spedizione in 2 gennaio 1843 e aggiunge a penna la seguente annotazione: “P.S. Sul dubbio che non le sia stato recapitato il foglio di felicitazione in occasione delle Sante Feste Natalizie, non ometto in sì propizia ricorrenza del nuovo anno regnante dal nato Re della Gloria ogni maniera di grazie per anni moltissimi. Conoscendo il suo bel … (omissis – incomprensibile) sento dolce lusinga che sarà per accettare questi miei doverosi sentimenti”. Come risulta dall’annotazione apposta nel retro della missiva, il 3 gennaio il Priore riceve la lettera e ricambia finalmente gli auguri, di Natale e Capodanno, con 50 baiocchi dati al Postiglione per essere consegnati al cameriere di Monsignor Delegato. La storia dimostra che chi la dura la vince!

Siriano Evangelisti

 

A 3 persone piace questo articolo.

Commenti

commenti