La campagna Agip in Kazakhstan

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di Giuliano Pietroni

(decima puntata)

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GazProm, oggi un colosso, allora insolvente

Nel 1997 il socio russo Rao GazProm, che mai onorò una chiamata di fondi per sostenere l’attività fino al 1997, emise una dichiarazione d’insolvenza finanziaria e chiese di rinunciare alla partecipazione nella joint venture.Il governo russo non volle rinunciare al progetto per cui convinse la Lukoil, russa, al subentro della partecipazione Rao GazProm. Furono svolti i negoziati necessari per dimostrare i debiti Rao GazProm verso il Kos con una verifica di Lukoil ai conti Kos. L’accordo fu raggiunto e la Lukoil entrò dopo aver pagato il debito di Rao GazProm la società statale russa attualmente più potente in campo mondiale, che tuttavia nel 1997 era in difficoltà finanziarie per partecipare a una joint venture appena iniziata ma con investimenti futuri non indifferenti.

 

Arriva la Texaco

Le negoziazioni con il governo kazako terminarono e, finalmente, verso la fine del 1997 ci fu la stesura e la firma dell’accordo finale del Production Sharing Agreement. Durante questo periodo la Texaco presentò una offerta di farm-in al 20% per partecipare al Progetto Karachaganak, rimborsando sia le spese sostenute dal Keeig (1992/1995) che i costi Kos (1995/1997). “L’accordo fu firmato nei primi mesi del 1998 – spiega Giuliano Pietroni – e le quattro società (Agip, Bg, Lukoil, Texaco) con il governo kazako completarono il tormentato ma fortissimamente voluto accordo, che prevedeva anche la perforazione di nuovi pozzi per la scoperta e messa in produzione di gas e di olio.

 

Bersagliati dal fisco

“Gli uffici legali completarono il laborioso lavoro di costituzione della società operatrice sul campo (denominata Kio) e finalmente – aggiunge il nostro amico maceratese – il mio conto corrente fu vuotato… ma non chiuso”. Infatti venne usato più volte quando il fisco cercò di confiscare i valori depositati sul conto della società a fronte di cartelle esattoriali emesse a danno della società stessa. Gli importi non erano esigui in quanto si riferivano alle dichiarazioni fiscali emesse nel triennio 1995/96/97; il Ministero delle Finanze contestò tali dichiarazioni considerandole infedeli e stimando indeducibili tutti i costi del Keeig, gli ammortamenti dei Bonus e considerando il farm-in Texaco un provento anziché un recupero di costi. Il totale contestato raggiunse i 71,6 milioni di dollari.

 

Il conto bancario personale di Pietroni diviene… plurimilionario!

“Non appena il direttore della banca – racconta Giuliano Pietroni – riceveva le cartelle esattoriali mi chiedeva autorizzazione a vuotare il conto della società trasferendolo sul mio conto personale, cosa ammessa essendo io il procuratore della società”. L’ufficio fiscale si accorgeva del blitz ma non poteva farci nulla. Erano così obbligati a discutere a priori l’emissione delle cartelle esattoriali.

 

Ennesimo negoziato, stavolta con il fisco

Alla luce di tale situazione occorse un intervento a livello ministeriale; i responsabili delle quattro società e il nostro Pietroni in qualità di procuratore e firmatario delle dichiarazioni, furono impegnati per un anno e mezzo in frequenti negoziazioni presso il Ministero delle Finanze, trasferito nella nuova capitale, Astana. Solo il 27 settembre 1999 fu firmato un “accordo amichevole” che risolse il contenzioso: fu pagato un valore di 5,6 milioni di dollari contro i 74,7 milioni iniziali.

 

Brevi periodi di “esilio forzato”

“Durante questo periodo di trattative – continua a raccontare Pietroni – in alcune fasi critiche, il Management preferì farmi rientrare in Italia per brevi periodi al fine di evitare sanzioni penali personali, essendo io il firmatario delle dichiarazioni considerate infedeli dal governo kazako. Gli uffici fiscali locali, sostenuti dal Ministero, in questo periodo confiscarono attrezzature e mezzi ma non riuscirono a confiscare il mio conto e i valori depositati”.

continua

 

 

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