I diavoli di Antonio da Montolmo

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di Modestino Cacciurri

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La vita è avvolta nel mistero, come mi ha confermato in una mail il professor Nicolas Weill-Parot dell’Università VIII di Parigi. Antonio nasce a Montolmo (Corridonia) intorno al 1330 e insegna astrologia giudiziaria e medicina pratica presso l’Università di Bologna nel 1360 e dal 1387 al 1392; è a Parma nel 1385, nel 1393 all’università di Padova e nel 1394 presso quella di Mantova. Muore intorno al 1396. E’ un personaggio che spazia dall’astrologia, alla magia, alla medicina, in un periodo dove le scienze non sono ben definite e il limite tra scienza e magia è molto labile. Il suo pensiero è complesso; la sua attività di necromante è palese e manifesta, ma egli scivola nella negromanzia e nella magia demoniaca-astrologica. L’astrologia medioevale distingue tra astrologia giudiziaria o determinista e astrologia probabilista. La prima ritiene che l’influsso degli astri determina il destino degli uomini, mentre la seconda considera che essi abbiano un influsso sull’uomo lasciandogli però la libertà di agire: Astra inclinant, non necessitant. Con questa distinzione gli studiosi del ‘300 ritengono di aver salvato il “libero arbitrio” cristiano e pertanto la compatibilità tra cattolicesimo e astrologia. Pertanto l’astrologia probabilista come magia naturale sarebbe lecita. Ricordiamo che lo studio degli astri è anche essenziale per la medicina poiché aiuta a conoscere i problemi e la personalità del malato. A questo punto però si pone il problema di determinare se gli “spiriti” controllino gli astri, se sia lecito evocarli e di distinguere la natura degli spiriti stessi, cioè se siano demoniaci o no. Nel 1320 la Chiesa aveva ritenuto la necromanzia non lecita, anche se di fatto non era stata ufficialmente condannata. Antonio è un cultore dell’Astrologia giudiziaria e un necromante, ma va ben oltre. Partendo dallo Speculum astronomiae, un trattato di autore incerto, elabora 3 tipi di immagines, cioè di 3 tipi di sigilli, amuleti o anelli. “Noterete che ci sono tre tipi di immagine o di anello o pendente, oggetto per l’operazione, anzi il primo è astrologico, il secondo è magico, il terzo è sia astrologico e magico”. Antonio parla di immagini, pendenti (sigilli o amuleti) e di anelli, come oggetti per l’operazione, il rito astrologico o magico. Alla prima categoria appartengono le imagines che hanno poteri attribuiti direttamente dall’astrologia e perciò naturali; alla seconda imagines attivate tramite rituali che implicano l’intervento degli spiriti astrali. Antonio a questo punto impartisce specifiche formule per l’evocazione di entità diaboliche e precisa che tali evocazioni sono state da lui sperimentate con successo a Bologna e Padova. La terza categoria di imagines combina processi astrologici e magici: in assoluto la categoria più potente perché associa la forza delle entità definite maligne, con la forza delle costellazioni specifiche di ogni uomo. “Il mago deve pronunciare questi nomi [dei demoni] tre volte e recitare una preghiera”. Come Antonio abbia potuto evitare la condanna della Chiesa e finire sul rogo come Cecco d’Ascoli è davvero un mistero e meriterebbe un serio approfondimento.

 

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