Per non dimenticare “le Ferite”

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Cerco un barcone e vado

a sbarcare a Lampedusa!

 piazza-trieste

Noto con gratitudine e commozione che molte persone hanno ancora un profondo interesse a vagare, per cercare risposte su qualunque cosa possa essere riportata alla nostra memoria e attenzione: episodi o anche solo piccoli frammenti che parlino di avvenimenti lontani, di guerra, anche se in qualche situazione scabrosa il ricordare e il rivivere vuol dire riaprire ferite ancora non rimarginate.O, come dice Dante: tu vuo’ ch’io rinnovelli / disperato dolor che ‘l cor mi preme… Per conoscere i misteri dell’origine dell’Universo ci affidiamo agli esperti di geologia, i quali riescono a stupirci con scoperte minuziose e fantastiche riguardanti il nostro pianeta. Non scopriremo mai i sottili, astuti segreti che sono abilmente nascosti nelle Piramidi d’Egitto… ma è sempre vivo il desiderio di conoscere nell’uomo; ecco perché anche io voglio raccontare la mia “Guerra vissuta”, che ha poi segnato il destino della mia vita. Pochi giorni fa, rovistando in un cassetto, mi ritrovai tra le mani un libretto di Pensione di guerra, intestato a mio padre, deceduto 23 anni fa. Mio padre era Maresciallo Capo C.C. e la motivazione per la pensione era per una “Croce al valor Militare” del 1942, era a vita e reversibile. Preciso che mio padre svolse il suo percorso di guerra nelle zone boscose e insidiose della Croazia, nei territori tra Spalato e l’attuale Santuario di Medjugorje; ebbe anche il presidio del castello di Seni e della zona di Sebenico. Oltre questa benemerenza sono in possesso di tanti attestati, di Encomi Solenni riconosciuti a mio padre per altre azioni di guerra, quasi sempre a capo di una squadra di fucilieri, con i quali si slanciava, con sprezzo del pericolo, incontro al nemico, superiore per numero. A termine dell’impresa, rastrellava i terreni boscosi e rocciosi recuperando le salme dei caduti. Dal 1943 al 1945 mio padre risultava disperso, quindi morto. Poi arrivarono le buone notizie: era salvo nell’Italia meridionale! Ricordo che il giorno della mia Prima Comunione e della Santa Cresima mio padre non c’era, avevo però ac-canto mio zio, suo fratello, agente di Polizia di Stato a Trieste, che meno di un anno dopo rimase ucciso in un agguato con gli Slavi, al quale aveva partecipato per aiutare i Colleghi, dato che lui non era in servizio: aveva 39 anni e lasciò orfani i miei cugini gemelli di soli 4 anni. In seguito a questo dolore mia nonna si ammalò e morì in breve tempo. Ritornando al libretto di Pensione, preciso che si trattava di un assegno annuo equivalente ai 160 € di oggi. Telefonai agli uffici competenti e mi sentii rispondere che avrei dovuto essere invalida al 100% per poterlo percepire! MI domando: “Sono questi i valori che oggi lo Stato ci trasmette?” Non sono certo quelli che animavano il coraggio di mio zio e di mio padre che si slanciava impavido contro il nemico, con il pensiero rivolto alla famiglia e all’Italia! Questo mio padre ci scriveva! Sono triestina, quindi doppiamente italiana, sono anche Profuga e per tale condizione percepivo (prima sullo stipendio da insegnante, poi sulla pensione) 15 € al mese. Nel dicembre 2004 ricevetti una raccomandata dall’Ufficio del Tesoro ch m’intimava di rendere, subito, allo Stato la somma di 1.600 € perché, per un Decreto del 1992, la guerra era finita e i profughi non esistevano più. Venne soppresso anche l’assegno mensile. Rimasi incredula e ferita nell’Anima: proprio lo Stato che avrebbe dovuto difendermi mi offendeva e mi tradiva. Avevo sofferto invano: non ero più profuga, la guerra era come se non fosse esistita. E quando stavo per finire nella “foiba” con mia madre… non ero io? Chi c’era al posto mio? Sinceramente, se chi di dovere volesse rivedere il tutto compirebbe solo un atto umano, morale e di equità. Si sono festeggiati i 150 anni dell’Unità d’Italia ma in tv non ho visto un solo servizio da Trieste dove un rappresentante dello Stato si sia recato a onorare il martirio della città, le Vittime delle Foibe, della risiera di S.Saba, dei Caduti di Redipuglia. Quanti di voi si sono trovati a Trieste, in Piazza dell’Unità d’Italia, la piazza più grande d’Europa sul mare, quando c’è l’ammaina bandiera? Le truppe militari delle varie Armi schierate, i Gonfaloni di Trieste e d’Italia issati alti sui pennoni, mossi dalla “Bavisela”, che puntano verso il mare Adriatico a salutare l’Italia tutta, mentre il semicerchio del Golfo segnato a sinistra dalle coste dell’Istria e a destra dal castello di Miramare accoglie il tramonto. Aggiungete l’inno di Mameli che la folla accompagna cantando e tenendo la mano sul cuore… vi assicuro che per quante volte io l’abbia vissuto, le lacrime hanno sempre rigato il mio volto. Senz’altro non sono l’unica ad aver subito queste o altre ingiustizie e, pur rispettando i problemi attuali di guerre e soprusi che altri popoli stanno vivendo, mi chiedo se per recuperare quanto ingiustamente ho perso non sia il caso che… anche io mi fornisca di un barcone e vada a sbarcare a Lampedusa!

Come gazzella ferita…

Adagiata sul letto del prato / con il petto ansimante e affranta / per il subdolo dolore subìto! / Sguardo senza lacrime: / incredulo, impaurito, annebbiato… / Paura. / Perché quel posto sicuro / sicuro più non era!

 

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