Cappelletto alle Sante Crociate brancaleoniche

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di Scalabrino

 crociate brancaleoniche

Canto l’arme pietose del Priore

di fideli e miscredenti ‘l popol misto.

Come vìrro ‘mpittito fuitte visto,

con penne de pavone al posteriore.

 

S’uniron ratti, allo suo cenno e voce

da le contrade e da onni Pieve,

li festaroli di Pace e Santacroce,

lo comitato “Madonna della Neve”,

 

li flagellanti de lo Venerdì Santo,

li confratelli dell’Azzurro Manto,

li catecomunisti in fitta schiera,

li transumanti de infima manera.

 

Legge l’orazione lo Priore

con allo fianco lo suggeritore.

Lo lumina con vampa d’una torcia

che, allo lieve vento gli si smorcia.

 

Per farlo repartire se s’impunta,

gli rifila un calcio con la punta.

Quando confuse li fogli del dettato,

rèto lo collo fuitte mordecato!

 

Nelli silenzi parve più ‘loquente:

ricivette lo plauso de la gente!

S’udì ‘na voce pòsa e dignitosa:

“Fors’èra mejo a non parlà’ decòsa…

 

Vuoi lo Podere? Ce l’hai ‘na curtinella…

sarìa lo mejo che te curasci quella”.

In illa realtà che mai conobbe,

perditte la pacienzia pure Giobbe!

 

Alti li Cenni Sacri, alte le insegne,

sinza timenza, sine tante fregne:

“Orsù – dicette – lèsti! est lo momento!”

‘sì dicendo bastona lo giumento,

 

e l’indirizza su Palazzo Forti,

siguto dall’armata dei contorti.

Verso la scunfitta e sogni infranti,

condusse li suoi compagni erranti!

 

Lo Cappelletto nelli tali eventi,

prenditte molte sleppe su li denti.

Ci fu lamento, simile alle doglie…

Ereno Jeronimo e la moglie!

 

Cadde lo vice Giobbe in malo modo,

pur se contemplato “l’omo sodo”.

Lo Cappelletto alle Sante Crociate,

divinne Cappelletto alle… scrociate!

 

Lècca allo spito! vini et licori,

parati eran per la gozzoviglia…

Solito modo, sinza meraviglia,

finiron pasto delli vincitori!

 

Per un punto Martin perse la cappa.

Per un punto patisce il Cappelletto

l’istessa fin che fice Fra’ Canappa!

 

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