Silvestro Baglioni

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Un libro scritto da Isabella Cappella,

edito da Edizioni Simple

 SILVESTRO BAGLIONI

Il libro “Silvestro Baglioni” scritto da Isabella Cappella ed edito dalle Edizioni Simple di Macerata, ci ha permesso di conoscere un personaggio marchigiano, sconosciuto ai più, noi compresi. Ci ha fatto anche comprendere che pur nascendo in un piccolo centro dell’entroterra piceno e da umile famiglia contadina, una persona può assurgere ai più elevati livelli della scienza e della professionalità. Come è appunto il caso di Silvestro Baglioni, apprezzato studioso a livello internazionale. Nato a Belmonte Piceno il 30 dicembre del 1876 , diversamente dagli altri ragazzi nati in campagna lui studiò, fino a iscriversi all’università a Roma, fino a diventare un cattedratico e un ricercatore di valore, in grado di portare avanti le sue idee anche contro le opinioni correnti del suo periodo. La sua branca d’interesse fu principalmente la fisiologia, cioè la scienza che studia le funzioni degli organismi viventi per conoscere i meccanismi dei processi vitali. Sperimentatore attento e costante si perfezionò presso l’università di Iena, in Germania, con il professor Verworn, eminente fisiologo. Un tirocinio che gli valse esperienza e notorietà, tanto da essere chiamato, giovanissimo, a insegnare presso le maggiori università italiane, da Genova a Napoli a Pavia a Roma a Sassari, amatissimo dai suoi studenti. Il suo libro “Elementi di fisiologia umana”, edito nel 1926 e ristampato più volte, oltre a essere apprezzatissimo in ambito medico fu un testo basilare per gli studenti di medicina. Numerosi i titoli accademici di cui venne insignito e numerose le sue partecipazioni, come relatore o presidente, a congressi scientifici. Amabile con i suoi concittadini, amava le Marche e l’acqua di Sarnano! tanto che, invitato, non esitò a diventare un consulente delle fonti, subordinando l’accettazione al risultato delle analisi da lui condotte personalmente a Roma, presso l’Istituto di Fisiologia Umana. Dopo una serie di severi esperimenti consentì di stampare il suo nome a fianco dell’acqua di San Giacomo.Nel paesello natìo, Belmonte Piceno, era il 1900, Silvestro Baglioni scoprì un tesoro nascosto da millenni, un immenso tesoro archeologico! Passeggiando per la campagna raccolse il racconto di alcuni contadini sul ritrovamento durante i lavori agricoli di ossa e teschi umani. Andò a ispezionare la zona dove erano avvenuti i dissotteramenti e capì subito che si trattava di una importante necropoli preromana. In materia aveva accumulato un bel po’ di esperienza avendo seguito a Roma le lezioni del corso di paletnologia tenute dal Pigorini, direttore del museo preistorico. Seguì personalmente gli scavi di quella che si rivelò essere una ricchissima necropoli picena. Nell’estate e nell’autunno del 1900 raccolse in questo sito 220 oggetti di scavo provenienti da una dozzina di tombe, oggi custoditi in massima parte nel Museo Preistorico di Roma. La necropoli attrasse studiosi italiani e stranieri; il Baglioni pubblicò una prima memoria, in italiano e in tedesco, intitolata “Notizie sugli scavi”. Furono rinvenuti molti oggetti in bronzo: collane, fibule, armille, anelloni, anelli, catenelle, pendagli e amuleti, lance e daghe, oggetti di ambra. Secondo il Baglioni la necropoli poteva essere datata da IX al IV-V secolo avanti Cristo. Nel 1905 pubblicò una seconda memoria sulla necropoli e nel 1909 gli scavi divennero governativi. I rinvenimenti di oltre trecento tombe fruttarono al Museo di Ancona il maggior numero di corredi funerari, superiori a quelli di tutte le altre necropoli picene. Notevoli gli arredi delle tombe dei guerrieri ricchi di armi di offesa e di difesa e, soprattutto di carri da battaglia, la cui presenza conferì grande importanza alla necropoli di Belmonte che ne aveva, quasi, la esclusiva. I carri venivano posti sopra il defunto in numero variabile a seconda della importanza del guerriero. Tra le tombe una, quella detta del “duce”, presentava ben sei carri! Insomma il Baglioni è stato un personaggio di rilievo e il libro gliene rende merito.

Fernando Pallocchini

 

 

 

 

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