Hospice: il dottor Giorgetti e la sua equipe

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Mettere la persona malata al centro dell’attenzione

 dr giorgetti e collaboratori

Responsabile dell’Hospice di San Severino Marche è il dottor Sergio Giorgetti al quale rivolgiamo alcune domande . Cosa fate all’Hospice? Non è bello dire “prendiamo in carico”, piuttosto prendiamo per mano e accompagniamo fino alla fine quei pazienti oncologici che, dopo aver fatto tutte le cure possibili, sono usciti da un percorso di cure attivo.Perché è nato l’Hospice?

I pazienti, che avevano terminato le cure e non avevano più altro in cui sperare, si sentivano abbandonati dalla medicina ufficiale per cui, era il periodo della “cura Di Bella”, cercavano una cura alternativa. È proprio il fenomeno Di Bella che ha fatto nascere gli Hospice. A questo proposito ho avuto una esperienza diretta. Una mia amica, terminale senza più speranze, mi chiese di accompagnarla da Di Bella. Questo signore anziano ci accolse in casa, stava cucinando, si intrattenne due ore a parlare con la mia amica, in questo modo si prese cura di lei che uscì dal colloquio sollevata e soddisfatta. Compresi il valore del tempo dato all’ascolto del malato e il male fatto dalla spersonalizzazione delle cure.

dr Sergio Giorgetti
dr Sergio Giorgetti

Come è nato l’Hospice di San Severino Marche?

Progettato nel 2000 è entrato in attività nel 2009, osteggiato dagli amministratori perché… “si dirà che la gente viene a morire qui!”. Fu un assessore che, a digiuno di Hospice, vedendo che c’era un grosso finanziamento da ottenere disse: “Intanto prendiamolo!” E fu un bene, anche se i sanseverinati non avevano idea di cosa fosse un Hospice, pensavano a un ospizio e dicevano: “Abbiamo già un ospizio per anziani, che ne facciamo di un altro!”

Lei è un chirurgo, perché questo cambiamento?

Sì, chirurgo. Un giorno ero nel reparto di chirurgia dell’ospedale, in corsia, e proprio davanti a me avevo una coppia, lui operato per tu-more, stavano abbracciati, fra loro il palo con la flebo. Ho intuito la visione della malattia non dalla parte del dottore ma dalla parte del paziente e ho pensato: “Il terzo mondo è qui!” In seguito ebbi modo di leggere un libro scritto da un oncologo quando anche lui si ammalò di tumore… ebbene, sulla copertina c’era un disegno quasi uguale alla visione che ho avuto quel giorno in corsia. In ambito medico a che è servito liberarsi dalla visione egocentrica?

Ha prodotto una umanizzazione della medicina. Lavoriamo quotidianamente in stretto contatto con il degente e i suoi familiari ed è l’assunzione di informazioni a 360° che produce la cura. Non applichiamo regole teoriche, che sono diverse dalla vita vera, senza prima aver verificato e considerato il vissuto della persona che si è affidata a noi. Non dimentichiamo il benessere della persona fino alla fine, perché mettiamo al centro della nostra attenzione la persona nella sua interezza e nella sua storia, e la eliminazione della inutile sofferenza conduce a una fine la più serena possibile.

abbraccio

Questa esperienza viene recepita dagli Ospedali?

Sono gli ultimi…

Perché le Cure Palliative solo nelle ultime settimane di vita?

Qui entriamo in bioetica. Riferendomi alla sostanza della sua domanda, mi chiedo: “È giusto?” entrando così in un principio fondante della vita. Negli Usa si sono chiesti se fosse giusto e hanno portato avanti una sperimentazione: curare con una linea di chemio contemporaneamente con le Cure Palliative e curare con due linee di chemio. Nel primo caso i pazienti vivono più a lungo e con meno costi. Vale a dire: non chiamare le Cure Palliative alla fine ma utilizzarle fin dall’inizio della malattia.

L’Hospice di San Severino Marche è una “appendice” dell’Ospedale?

Sì, in senso fisico strutturalmente e in senso amministrativo in quanto dipende dal Servizio Sanitario Nazionale, distretto di San Severino, Matelica e Camerino.

Come siete messi con i continui tagli alla Sanità?

Indubbiamente creano grosse difficoltà. Qui abbiamo la fortuna di avere una Fondazione, l’Anello della Vita, molto vicina all’Hospice. È una Onlus che raccoglie donazioni e le riversa sulla “struttura” Hospice, sia per quanto riguarda esigenze materiali che di personale. In pratica tampona i tagli della Sanità e ci permette di lavorare al massimo possibile della efficienza.

 

 

 

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