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I guardiani de lu ‘randurcà’

Molti racconti del passato vertevano su occultismo, negromanzia, incantesimi con streghe, spiriti folletti, demoni, spiriti di defunti, dispettosi ‘mmazzamurélli, stròllichi e altri. Alcuni racconti trattano di poteri infernali di cui alcuni personaggi erano dotati per aver venduto l’anima al demonio, cioè di coloro che erano venuti in possesso del diabolico livrittu der commanno (libretto del comando), attraverso il quale si poteva ottenere subito tutto ciò che si voleva. A volte questi foschi e potenti personaggi si celavano dietro persone normali e insospettabili… Un artigiano, andato in campagna per un lavoro a cottimo, una prestazione del proprio mestiere contrattata annualmente e remunerata in natura, strada facendo notò che in un ‘randurcà’ (un campo di granturco) pascolavano alcune vacche. Rimase sbalordito notando che le bestie, anziché sgranocchiare il granturco, di cui sono ghiotte, si limitavano a brucare le erbacce del terreno, quelle che potevano pregiudicare la buona crescita delle pannocchie. A parà’ (far pascolare) quelle vacche c’era un giovane garzone di contadino che se ne stava tranquillo in disparte, senza alcuna preoccupazione per i danni che quelle bestie avrebbero potuto arrecare a lu ‘randurcà’. L’artigiano gli chiese come mai le vacche non si curavano di sgranocchià’ né bbrànge né scartocci de ‘randurco e se contendava de monnà’ lu cambu (sgranocchiare né foglie né pannocchie di granturco e si contentavano di mondare il campo dalle erbe nocive). Il garzone smise di ‘gguzzà’ li zippi (aguzzare legnetti) e rispose all’artigiano: “Se vvóli capì’ comme sta’ le cose, mitti un piede tua sopre a quistu mia e vvederai che tutto se spiega (Se vuoi capire come stanno le cose metti un piede tuo sopra questo mio e vedrai che tutto si spiega). L’artigiano, meravigliato per la proposta, volle tuttavia stare al gioco e mise un suo piede sopra a quello del garzone e… Dio ne scambe e llìbbiri! (Dio ce ne scampi e liberi!). Vide che ogni singola pianta di granturco era presidiata da un diavoletto, con tanto di corna, coda e forconcino e la loro guardia era attentissima e silenziosa. In un primo momento non credette ai suoi occhi, e se li stropicciò a lungo, infine capì che quel garzone era in possesso de lu livrittu der commanno e scappò via da quel campo di dannazione.

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