Le chiese, le grotte e i riti di guarigione – parte I

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Non parleremo in questa sede di cristalli, argomento già sfiorato in modo trasversale nell’articolo su “Le XII pietre pretiose” di Andrea Bacci, tema su cui torneremo più avanti, faremo invece una carrellata di pietre miracolose marchigiane e umbre, sparse per santuari e luoghi dove, da tempo immemorabile, si tramandano tradizioni curative di massi, sassi, colonne, che evengono toccati e strofinati per guarire dalle più varie afflizioni, corporali e non.

 

La Grotta del Beato Giolo a Forfi-Sellano (Pg)

La Grotta del Beato Giolo si trova a Forfi, frazione di Sellano (Pg) nella piega del monte Jugo. Sita alla fine di un erto sentiero, è meta di  pellegrini e devoti di ogni età, che sostano a turno davanti al cancello di legno che protegge l’entrata invocando la guarigione contro malattie di ogni tipo. Le persone, seguendo un rito ancestrale, passano la mano sulla parete rocciosa, prelevano pezzettini di pietra da tenere in tasca tutto l’anno come portafortuna e ripongono quelle dell’anno prima, mentre con l’acqua che esce dalla pietra i pellegrini si fanno il segno della croce. 

 

La chiesa di san Filippo a Cingoli

Sorge sulle antiche vestigia della pieve di Santa Maria della quale si hanno notizie fin dall’inizio del sec. XIII. Nel 1267 vi fu ordinato sacerdote frà Nicola da Castel Sant’Angelo, che passerà alla storia come San Nicola da Tolentino. Sotto l’abside semicircolare si trova la chiesa di San Rocco, dove esiste ancor oggi un pezzo di colonna che, secondo la tradizione, sfregandovi la schiena avrebbe il potere di curare il mal di schiena. 

 

L’Eremo di Sant’Angelo a Cingoli

La terra prelevata dal pavimento della grotta di Sant’Angelo ha notevoli proprietà terapeutiche ed è efficace soprattutto contro il mal di testa.

 

La chiesa di San Vitale a Cingoli

Gli altorilievi che ornano la parete sinistra della chiesa di San Vitale erano oggetto di un particolare culto da parte della popolazione, si credeva infatti che guarissero il bestiame durante le epidemie portandolo davanti a esse, e molta gente affetta da dolori alla schiena appoggiandola alle mura di questa Chiesa ne riportavano sovente la guarigione.

 

La Romita Castelsantangelo sul Nera (1)

Vicino alla torre maestra nel centro storico, c’era la chiesetta dedicata a S. Michele Arcangelo, ma più nota ai locali come “la Romita”. L’8 maggio si usava fare due processioni, una partiva da Nocria, una da Castelsantangelo, e recitando le Rogationes, preghiere per chiedere la fertilità dei campi e la protezione da eventi dannosi per i campi e per l’uomo, raggiungevano questa chiesina ove le ragazze chiedevano la grazia di trovare marito sbattendo il sedere su una pietra sita tra una fonte e una pianta di fico.

 

Corridonia, Chiesa di San Pietro e Paolo

In fondo a destra della navata centrale, c’è una colonna dove venne murato un mattone con le impronte dei piedi di San Francesco, chi ha mal di schiena avrà giovamento strofinandola o appoggiandola alla colonna.

 

Camerino, chiesa di San Venanzio

Vi si conserva una pietra sulla quale il santo lasciò l’impronta delle proprie ginocchia. Il masso, sito nella cripta, è dotato di poteri terapeutici e guarisce la parte dolorante appoggiata: è consigliato in particolare per le emicranie.

 

Ancona, Cattedrale di Santo Stefano

Uno dei sassi che colpirono il Santo durante il martirio per lapidazione, fu raccolto e conservato da un marinaio, che lo portò ad Ancona, dove operò molti miracoli ed è ora racchiuso in un reliquiario quattrocentesco conservato nel museo diocesano di Ancona.

 

Chiesa di San Francesco dei Mietitori – Costano (Umbria) (2)

Nella chiesina campestre si conserva una pietra miracolosa per curare i reumatismi.

 

(1) fonte “Castelsantangelo sul Nera” di Sonia Pierangeli

(2) fonte www.iluoghidelsilenzio.it

Simonetta Borgiani

17 ottobre 2017

 

 

 

 

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