C’è la fila e Ubi Banca dice “Stop, troppe richieste”

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È sempre più forte la sensazione che in tutti i risvolti che riguardano la vicenda terremoto ci sia tanto ma tanto pressappochismo da parte di chi l’ha gestita e di chi la sta gestendo.

Ritardi nella gestione delle macerie, ritardi nella consegna delle aree per le abitazioni provvisorie, ritardi nella consegna delle strutture da montare, ritardi nel montaggio…

Non bastassero i ritardi ci si è messo anche il Governo a richiedere, a chi è in forti difficoltà per tutto il finimondo accaduto, il pagamento delle tasse.

Anche qui ordini e contrordini fino ad arrivare a prestiti bancari agevolati e garantiti dallo Stato.

Tutto bene? Macché!

Siamo stati contattati da alcuni commercialisti del territorio maceratese perché i loro assistiti si sono visti rifiutare la pratica presentata a Ubi Banca (già Banca Marche prima del crak). Quale la motivazione del rifiuto? Eccola: “Le richieste sono tante e non abbiamo i tempi necessari per evaderle”.

Questo è un disservizio che crea un ulteriore danno economico a dei contribuenti già pesantemente colpiti dal sisma, motivo per cui è stato incaricato un legale per valutare se esista il reato di interruzione di pubblico servizio, in presenza, dicono, di una convenzione tra Ubi Banca e Abi.

Può anche essere vero ciò che afferma la banca e cioè che i tempi sono troppo ristretti e qui ricadiamo nel caos e nelle approssimazioni d’inizio articolo, con una sola differenza… finora si è trattato di ritardi e adesso, per rimontare, lo Stato ha accelerato richiedendo tasse in tempi brevi! Ma la storia è sempre la stessa: quando lo Stato deve dare va piano ma quando deve avere va di corsa. Con tutti i disagi che ne conseguono, in un caso e nell’altro.

Fernando Pallocchini

 

 

 

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