I luoghi d’istruzione sono lo spaccato delle nostre società

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Ho salutato, nel 1974, i decreti delegati, come un’altra tappa positiva della nostra democrazia che, applicando la Costituzione, dava modo a tutte le componenti (per la prima volta i genitori) di metter bocca nella “gestione politica della scuola”: quasi tutte le riforme, dal lavoro alla sanità, sono state usate – senza generalizzare – con larghi abusi, pensando molto all’interesse individuale e poco a quello collettivo.

 

Aiutare la scuola

Il ricordo del mio impegno personale come genitore è stato quello di aiutare con umiltà la scuola (Presidente di Circolo, membro della Giunta alle medie, Presidente d’Istituto alle superiori, membro del distretto), a superare il muro di sospetto che esisteva nelle altre componenti, specialmente tra gli insegnanti, perché ogni mia azione era tesa a favorire il bene della scuola e non nello specifico a salvaguardare gli interessi specifici dei miei figli. Scrivo questo perché continuo a credere che la propria vita vada spesa per lasciare il mondo un po’ meglio di come l’abbiamo trovato.

 

I luoghi d’istruzione sono lo spaccato della società

In seguito non ho potuto occuparmi direttamente della scuola, della sua organizzazione, dei servizi, della tutela… perché non avevo più figli a scuola, ma devo dire, e sono da sempre convinto, che della scuola debbano occuparsene non solo i genitori ma pure i cittadini che non hanno figli frequentanti o che non ne hanno (come avviene in molti Paesi europei), questo perché i luoghi d’istruzione sono lo spaccato delle nostre società: oggi la scuola ha bisogno di modernità (formazione, aggiornamento continuo, oculatezza nell’adozione de libri di testo, adeguamento al mondo tecnologico, insegnamento a un esame critico della realtà). È fondamentale l’introduzione della scuola-lavoro, ma va ulteriormente regolamentata per evitare il facile sfruttamento, così come l’opposizione pregiudiziale.

 

Dibattito tra autorità e autorevolezza

Non mi permetto di dare giudizi sulla vicenda che nei giorni passati ha riguardato il liceo Virgilio di Roma perché non conosco la situazione ma il dibattito, oltre le cose concrete, è tra autorità e autorevolezza: sono contrario in linea di principio alle occupazioni, perché preferisco ci sia il confronto anche se duro, ma 8 genitori su 10 ritengono che nelle scuole ci sia droga e che si faccia poco per la prevenzione. Sono importanti gli strumenti di partecipazione, però la democrazia va sostenuta, alimentata ogni giorno da tutti e rinnovata nelle parti che non riteniamo più al passo con un presente che faccia da trampolino per il futuro, altrimenti essa potrebbe soccombere.

 

Il problema della democrazia

Spero che non si vada (per noia, stanchezza, assuefazione, ribellione silenziosa, rancori, rabbia…) verso una democrazia formale, verso un benessere diffuso, non uguale per tutti, ma non liberale. Questo è il problema di ogni democrazia, e non va sottovalutato specialmente dalla scuola. So bene che la scuola indaga o si limita a leggere il passato (anche se non tutto), ma ci sono tante cose dell’oggi da approfondire, forse da trattare con corsi specifici.

 

Europa: i poveri sempre più poveri

Per esempio in occidente, in Europa, le nazioni divenivano più ricche, i poveri sempre più poveri ed è venuta la crisi economica che ha sparigliato, messo a nudo i problemi veri di una larga parte di cittadini: la disoccupazione, il precariato… Il ceto medio, i lavoratori, gli emarginati, le zone periferiche, soffrivano moralmente, economicamente, non riconoscevano i valori per i quali erano vissuti; i poveri, gli ultimi del mondo, lottavano contro i poveri e nessuno se ne accorgeva, con la politica tutta presa a guardare da un’altra parte.

 

Cavalcare il disorientamento sociale

Quindi è “nato” (si era assopito ma non era mai morto) il sovranismo, il nazionalismo, il qualunquismo, che hanno cavalcato (vedi Brexit, Trump, Francia, Germania: il protezionismo contro il multilateralismo) e cavalcano il disorientamento sociale, le paure dei popoli originate dalla mancanza di un progetto credibile per il futuro, e c’è timore per la globalizzazione. Intanto, mentre il mondo cambia velocemente, il discorso è ancora fermo al confronto tra massimalismo e riformismo.

Giulio Lattanzi

5 febbraio 2018

 

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