In politica uno stop non significa la morte di una idea

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Dopo alcuni giorni ho ancora una nebbia fitta in testa su un campagna elettorale più basata su emotività e convenienze personali, che su programmi di lunga durata.

 

Aldo Moro

Oggi  scrivo per ricordare il tragico rapimento dell’on. Aldo Moro e l’uccisione degli uomini della sua scorta e dello statista della Dc da parte delle brigate rosse: le commemorazioni sono state tante su giornali e televisioni, ma hanno dato in prevalenza voce all’arroganza dei sicari, mentre speravo che il dolore dalla parte delle vittime prevalesse sulla spettacolarizzazione del drammatico evento.

È naturale mescolare la supposta interruzione di un sogno (l’intesa Moro-Berlinguer: la mattina del rapimento Moro si formò il governo Dc, Pci) con le recenti elezioni politiche, perché l’accordo tra le forze popolari per lo sviluppo del paese fu la più importate base politica per la nascita del PD.

 

Sicilia: chi ha perso, chi ha vinto

Ancora non mi spiego, da elettore del Partito Democratico, perché quando vinse Forza Italia e prese tutti i seggi in Sicilia era mafiosa e conservatrice, ora che tale conquista è dei 5Stelle il voto è diventato di cambiamento, contro la corruzione. La verità è che ha perso il Pd, e hanno vinto in prevalenza il non pagamento delle tasse (flaxtax) al nord e le promesse assistenzilistiche (reddito di cittadinanza) al sud, e poi ciascuno aggiunga le carenze, le politiche sbagliate (di chi governa, dei democratici, degli immigrati…) che ritiene più opportune. Insomma abbiamo assistito alla preparazione di una insalatona a base di genericità, qualunquismo, razzismo, e come ingredienti base sicurezza, immigrazione (fenomeno complesso di lunga durata, che non è risolvibile iniettando in vena le paure). Però soprattutto occorrono onestà e spirito di servizio che sono fondamentali per chi amministra la cosa pubblica. Il popolo si convincerà dei propri limiti con il tempo, ma non lo saranno quelli che agiscono per partito preso.

 

La chiarezza degli elettori

Sarebbe semplicistico spiegarsi questo voto riducendo tutto a slogans, ma i motivi di una sconfitta sono più complessi, comunque alcune cose appaiono chiare da questa tornata elettorale: gli elettori vogliono che i democratici stiano all’opposizione e i moderati non sono un partito come qualcuno a destra affermava.                                                                                                                       

 

Oggi quale maggioranza

Abbiamo già detto che il Pd ha perso (l’intero gruppo dirigente ai vari livelli è responsabile e sa bene che le elezioni europee si svolgeranno tra un anno) e oggi la maggioranza si ha solo sommando il voto dei 5Stelle con quello della coalizione di destra e nessuno ha la possibilità di governare, salvo la soluzione Di Maio Presidente del Consiglio e Matteo Salvini Vice, o viceversa, per cui l’unica via sarebbe quella che governino assieme. Sappiamo che in democrazia, non in una dittatura, chi ha il 50% +1 dei consensi elettorali può governare. Altrimenti si torna alle urne.

 

PD, opposizione responsabile

La storia non si improvvisa e il PD ha radici profonde nel passato: è stato colto nel guado, anche in un momento di ridefinizione di un progetto moderno e progressista (per superare la crisi di tutte le socialdemocrazie europee), che ha i suoi pilastri nel no deciso a ogni protezionismo, al sovranismo, e un sì forte all’Europa (anche se con le necessarie sollecitazioni e critiche). Come corollario occorre la ripresa, non assistenziale, ma economica e sociale del Mezzogiorno (Ugo La Malfa che era nato in Sicilia, apprezzava i meridionalisti e un po’ meno la richiesta continua di assistenzilismo dei meridionali) e dell’intero Paese, la lotta all’emarginazione, alla povertà, alla disoccupazione.

La politica non si basa sul risentimento, sull’essere la torre dei principi, sull’avere disprezzo degli avversari. Il PD deve scegliere l’opposizione responsabile, ma deve sul piano tecnico assicurare al Paese un Governo meno lontano dalle proprie idealità.

Giulio Lattanzi

18 marzo 2018     

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